Amo la guerra

Capita sempre. Tutte le sacrosante volte.
Appena finito di pronunciare l’ultima sillaba, appena la mia lingua ha battuto sul palato dopo la vibrazione, giungono INEVITABILMENTE un’onda di insulti, sguardi tracotanti e una miscela di odio e rabbia. Mi assalgono senza lasciarmi il tempo di spiegare, come se non ci fosse un domani. Vorrei che la gente mi lasciasse il tempo di spiegare che non ha capito. Che ha frainteso. Il problema è che non posso partire da nessun’altro posto. Da nessun’altra frase. Questa è l’unica frase che abbia senso come inizio.
Questa è l’inizio.
“Io amo la guerra”. Finalmente riesco a dirlo.
La amo, perché il mondo è beffardo. Perché l’autore del destino si è annoiato con le storie semplici ed è passato a quei modelli di vita avvinghiati e contorti come fossero uno scoobydoo.
La guerra. Più la penso e più mi vien da sorridere. Non è cinismo il mio. Lo so cos’ha portato. So dei morti, so dei disastri.
Cosa credete che ne sia stato esente? Io l’ho vissuta la guerra. Io ci ho perso tutto. Ho perso la casa, il lavoro, la mia vita serena. Ho perso le mie convinzioni in quel marasma. Una bomba dal cielo e di colpo una tinta di nero addosso a me che sarebbe stata di morte, se in quel periodo la Signora in nero non fosse stata impegnata altrove (di certo momento di straordinari per Lei).
Eppure la ricordo con le lacrime di gioia. La guerra ha spezzato la mia vita. La mia vita insulsa, stabilmente condotta sui binari, senza mai allontanarmi dal nido sicuro. Col guinzaglio invisibile del bravo ragazzo. E mi ha portato in mezzo alla gente, ad aiutare degli sconosciuti, a salvare la vita a dei futuri vagabondi. E mi ha fatto sentire felice. Mi ha reso una persona migliore. E mi ha portato a scavare tra l’immondizia. A condividere persino i fiori con i bambini, perché l’esplosione ne aveva graziati non più di una dozzina (di bambini. Per i fiori era andata peggio). Mi ha portato al bordo di un lago, dove ho incontrato una donna, sporca e impaurita, nel pieno del suo terzo tentativo di suicidio.
E mi ha fatto vedere come in quella bomba non c’era solo quello che vedevo attorno a me. In quella bomba c’era la possibilità di una nuova vita.
C’era la possibilità di salvare quella donna. E di partire con lei, a creare una famiglia, lì dove tutto era stato distrutto. Lì dove tutto era deciso, era di colpo, di nuovo tutto possibile. Con la paura agghiacciante e l’incredibile forza di sognare di chi non ha nulla.

(di Christian Caldato)