Apologia di Chrònos

“ Una menzogna ridicola è che io, Chrònos, sia una prigioniera. Una volta al calar del sole percorsi le strade; e se prima di notte tornai, fu per il timore che m’infondevano i volti della folla umana. Mi guardava come fossi invisibile e rinchiusa tra le creste più alte dei fiumi che scorrono impetuosi. E questo perché la folla mi odia: quando espressi il mio noli me tangere l’uomo capì che non poté poteva avermi in proprietà terrena e così mi sfidò. Mi sfidò creando ore, ere, eoni, istanti, età, eternità. Sperava così di vincermi. Come? Con nomi ed altre mistificazioni: a quanto pare io, Chrònos, sono necessaria a riprodurre, in termini materiali, il valore equivalente la forza lavoro di un uomo. Cara folla, smettila con i tuoi miti d’estraniazione: prima ed ultima vittima alienata sono proprio io, fatta calare tra i prezzi e i significati della tua modernità e divenuta metro di misura del tuo sfruttamento.
Quando tutto va male imprecano anche gnostici e manichei. Dicono «Tutta colpa del tempo». E se tutto va bene ringraziano sorte e divinità.
Le colpe che m’infamano sono tali che se anche potessi rinnovare eternamente la vita agli uomini questi lamenterebbero la noia; e se a quel punto la negassi ciclicamente verrei odiata in quanto fautrice del nulla.
Il problema di tutto è che io, Chrònos, devo esser sempre vista in azione: mentre scorro, mentre fermo, in tempesta, in stagione. Eppure non sono contingente alla realtà: eterea sostanza che non ha poteri decisionali od esecutivi, nulla a che vedere con le convenzioni volgarmente definite temporali. E non sono nemmeno necessità biologica che porta crescita e vecchiaia.
Ma per far ciò la folla ebbe a conoscermi nell’esatto istante in cui io, Chrònos, sentenziosa dissi: ” La distanza tra nome e cosa altro non è che testimonianza di vita”. Non che la frase avesse senso, anzi: ma fu così che l’uomo pensò dall’origine che una cosa esistesse nel momento in cui fosse chiamata per nome e fece allora nascere il suo mondo. E gli venne allora data la parola per giudicare.
Io, Chrònos, altro compito non avevo se non di regolare i rapporti tra Terra, Sole ed Universo. Ma descrivere orbite non era sufficiente secondo l’uomo. Fu così che venni incarnata in ogni singolo orologio ucciso dagli illuminati della Rivoluzione. Ma vita e morte sono schemi mentali vostri, abitanti della folla: fate nemico e rendete odioso il tempo che non v’appartiene.”