Baby blues

Credevo di impazzire.
Era lì, innegabilmente presente.
Quello sfarfallio anecogeno ed iperecogeno a tratti.
E adesso come lo dico ai miei?
Cazzo, svengo.
Se la dottoressa non si toglie dal muso quel sorriso inebetito giuro che impreco, cosa ci sarà da sorridere.
Sì, vabbè, non c’ho le forze di dare spiegazioni, tanto vale fingere e partecipare al suo teatrino.
Inizia la tragedia, venghino venghino, Signore e Signori: “Rebecca è incinta”.
Suvvia, magari esiste il lieto fine, non deve andare per forza così male. C’è Lui.

L’ho aspettato.
Mi sentivo quasi menomata quando le mie amiche mi raccontavano delle loro prime e stravolgenti esperienze, mentre io nulla, attendevo. Mi dicevano che ero pazza, restar verginella di questi tempi?
Ma dopo che è successo, ero grata a me stessa di aver aspettato. Quello GIUSTO (con tutte le lettere maiuscole eh, mica solo la G). Lui.
Quindi perdona la mia perplessità, caro pubblico, quando mi sento gridare che sono una troia e che Lui un figlio alla sua età non lo vuole, non può essere suo.
Urla come un matto.
Ma infatti questo non è un figlio, è un semplice sfarfallio nel mio ventre.
E non è suo, ma tutto mio.
Io me lo tengo stretto il mio sfarfallio.

Un dolore che manda fuori di testa. Più intenso di una frattura ossea, ti squarcia l’anima, nella pausa tra una doglia e l’altra ti sembra di tornare alla normalità, ma ecco che ne arriva un’altra che ti fa sclerare ancor più della precedente.
Un male che voi, cari miei Signore e Signori su quelle poltroncine di velluto, non potete neanche immaginare.
Sono sfinita, ma quanto piange?
Ha fame, è stanca, vuole essere cambiata, ha le coliche.
Ma le farfalle non sono impercettibili e silenziose?
L’ ho protetta nel mio grembo, le ho dato i miei geni e il mio sangue e il mio ossigeno, ogni mio gesto era fatto in funzione sua, ho sofferto come un cane per farla approdare in questo mondo e lei non fa altro che pretendere ancora e ancora.
Nessuno tra voi, Signore e Signori, può occuparsene al posto mio? Per favore?
Ma Cristo, come fa a gridare così forte?
Piange e sono stremata, piange e non so da dove iniziare, piange e non ce la posso fare, piange e spero che arrivi qualcuno e me la porti via, piange e sto scoppiando dal caldo.
Apro la finestra di scatto.

E finalmente: quiete e silenzio.
Signor Giudice, ci crede?
Credevo di impazzire.

(di Sally Parolin)