Bieber smoking pot

Sono le ore 01:28 sul meridiano di Greenwich, ho appena concluso un essay sull’evoluzione delle teorie di relazioni internazionali dopo la Guerra Fredda e sono incazzata. E frustrata. Ah, e poi sono in terribile ritardo con questa scadenza sulle rughe ma l’uomo che comanda il Lahar Twitter ha detto che posso scrivere comunque. So che é un uomo perché son tutti uomini i grandi capi e questo non va bene, sessisti! Insomma, rughe.
C’é una cosa che mi ha ricordato le rughe in questi giorni, ed é Justin Bieber fotografato mentre fumava quelle che sembravano sostanze illegali. Poi nessuno approfondirà e il ragazzino verrà scagionato, come Kate Moss al tempo ma hey, Sugarscape ha alzato il numero di visite già alto nel weekend. Adesso, se vi ho già dato sui nervi con questa semi-cultura pop, chiudete qui. Ma sappiatelo, leggo Sugarscape solo quando devo studiare, e dovevo studiare parecchio questa settimana (il resto del mio tempo lo passo a fare foto ritocchi migliori di quelli che fanno loro, e a riderne).
Insomma, perché Bieber che si rolla una canna mi ricorda le rughe? Per lo stesso motivo per cui me le aveva ricordate Miley Cyrus (ora fidanzata aka addio gioventù, YOLO), nella stessa situazione, a suo tempo. Altro periodo di studio intenso, eh. Dai, veniamo a “scoprire” che questi bambini prodigio dell’industria plagia-fanciullezza che è Hollywood si gustano un po’ di erba in compagnia dei loro amici ricchi e dobbiamo rimuoverli dal loro status di “esempio” per i nostri fratelli/sorelle/cugini lobotomizzati da Disney Channel. Me li vedo, i genitori parental control americani, bruciare i ciddì del Giustino in un bidone metallico sul retro della loro casetta sventolante bandiera stelle e strisce. Avrebbero dovuto bruciarli quando si è presentato dal primo ministro canadese con una saloppette che derideva gli operai del turno di note in fonderia! Non quando si fa una santa canna!
Come l’estate scorsa, quando il genio del principe Harry si è fatto mettere in copertina bello nudo. Il Sun ha sfruttato una stagista, pur di avere quelle foto! 
Che cosa intendono dimostrare, questi media senza etica, quando si scagliano contro questi burattini dell’industria musicale? Davvero, che cosa vogliono insegnarci, se spiano i telefoni a milioni di persone e pubblicano le loro conversazioni private? Sì, Rupert Murdoch, sto parlando a te, non pensare ci siamo dimenticati di te! Rughe, rughe sulla professione giornalistica, rughe, rughe sulla morale dell’informazione, rughe, rughe sul fruitore di tali articoli quando aggrotta la fronte leggendo le didascalie che accompagnano certe foto!
É demenziale essere sottoposti a una valanga di giudizi da parte di chi non dovrebbe neanche fiatare, quando cerchi solamente di capire dove potresti stalkerare un membro dei One Direction quando invece dovresti approfondire l’impatto dell’11 Settembre sul Realismo.
Vabbé, rughe.
Scusate la filippica ma sono le ore 01:56 sul meridiano di Greenwich, ho appena concluso un essay sull’evoluzione delle teorie di relazioni internazionali dopo la Guerra Fredda e sono incazzata. E frustrata. E non ho cibo su cui sfogarmi a portata di mano (praticamente il vero motivo per cui ho scritto tutto questo).

(di Francesca Barco)