La causa e l’effetto

Dall’alto del minareto un muezzin richiama alla preghiera. Si entusiasma al tal punto da perdere l’equilibrio e cadere giù proprio nel momento in cui passa lì sotto un maestro sufi.
Il muezzin atterra sul maestro, che deve essere ricoverato in ospedale.
I discepoli vanno a trovarlo:
“Tu che sai trarre il buono da tutto quanto accadde, come puoi farlo con questo incidente?”.
“È molto semplice” risponde il maestro.
“Questo fatto dimostra che la legge del karma è ingiusta. Si dice che la causa produce l’effetto, che chi semina raccoglie ciò che ha seminato. Eppure, in questo caso, il muezzin ha seminato e io ho raccolto.”

Questa è una delle tante storie, o favole, della saggezza orientale intitolata appunto “La causa e l’effetto” tratta dal libro La risposta è la domanda di Alejandro Jodorowsky (edito da Mondadori e tradotto da Maria Nicola). Perchè questa favola? È l’ora della buona notte? Mi scocciava scrivere qualcosa? No. L’ho presa come spunto per una breve riflessione sulla condizione conflittuale tra Occidente ed Oriente.
L’occidente, come ben sappiamo, è afflitto dalla piaga dell’egocentrismo massificato. Siamo tutti alla ricerca dei famosi 15 minuti di successo, afflitti dall’ansia da prestazione sociale, dobbiamo parlare e far parlare in una costantemente ricerca d’approvazione, ci spingiamo oltre le nostre potenzialità reali, col disastroso risultato di ridurre qualsiasi argomento alla banalità anestetizzante del quotidiano. Se da una parte il nostro entusiasmo rischia di smantellare il lavoro di quelle persone che hanno la concezione reale del problema e ne conoscono gli effetti, dall’altra, il disinteresse più totale per cause che non ci riguardano direttamente ha lo stesso effetto devastante del parlarne troppo. Una soluzione, per quanto possa sembrar poco, potrebbe essere d’evitare la chiusura su degli stereotipi creati dalla mancanza di dialogo, che hanno portato all’estremizzazione di culture differenti dalla nostra. Potremmo anche decidere di evitare quelle ostentazioni filantropiche atte ad onanismi del proprio ego, attivandoci in maniera intelligente e realmente coordinata. E perché non sforzarci di comprendere le varie sfaccettature della “causa” per poi promuovere delle soluzioni in cui il beneficiario non sia solo il nostro ego, il nostro portafogli, la nostra coscienza ma la comunità internazionale?

(di Orazio Matarazzo)