Crepa | 20lines

Quindici centimetri di freddo cemento​, disposti in verticale a separare la realtà, a spezzarla crudelmente. Certo l’isolamento non è il massimo tra le vecchie mura della palazzina abitativa al civico 62, dispersa in una via come tante nel malinconico labirinto della periferia, eppure nonostante rumori e voci filtrino attraverso esse, la solitudine per i suoi abitanti è forte”.
Il mio nome è Lucilla e queste poche righe sono tratte dal mio diario personale, fortunatamente dalla parte più cupa di esso; a me infatti la vita, per quanto monotona e opprimente potesse sembrarmi allora, ha concesso uno spiraglio di luce. Il dettaglio curioso nella mia storia sta nel fatto che lo spiraglio a cui ho fatto riferimento non si tratta della solita figura retorica posticcia, bensì di un vero e proprio taglio nel muro posto tra il mio squallido monolocale e quello subito accanto. La mia vita era allora noiosa e prevedibile come lo scompartimento di un treno passeggeri molto datato: tutti sanno esattamente dove andrà e che sarà pieno di gente, ma nessuno si aspetta colpi di scena e scoraggiati dalle tetre tappezzerie i passeggeri finiranno col non conoscersi mai. Quella sera di novembre l’acqua sembrava davvero essere arrivata alla gola per me. Quando la compagnia elettrica decise di privarmi d’un tratto dei suoi servizi, mi trovavo in uno stato catatonico, seduta sulla mia poltrona a fissare un programma idiota alla TV.
All’improvviso: il buio.
All’improvviso: il silenzio.
E da quella crepa nel muro una luce che filtrava e tagliava una lama gialla nel nero della stanza e da essa una voce lontana eppure chiara: la Sua​.

Continua il nostro racconto su 20lines!