Dati di fatto

L’Italia è il primo produttore nonché esportatore in Europa di una mescolanza di materiali ridotti in polvere fino a diventare quell’unica massa grigia comunemente chiamata cemento. In senso ampio possiamo dunque vantarci di contribuire indirettamente alla crescente diffusione degli sfondi grigi nelle fotografie. In inglese cemento si dice concrete e ho sempre trovato che ci fosse una netta analogia tra la razionalità a cui il suono stesso della parola rimanda e la severa immobilità delle strade, la fredda desolazione di certe strutture sempre uguali a loro stesse. In questi primi giorni d’inverno anche le forme regolari di cielo plumbeo ritagliate dai finestrini e quelle mutevoli dei passanti me lo ricordano: grumi umani indistinti che si confondono con l’aria che li circonda negli intercambiabili contesti ambientali di una città che di mese in mese fatico a riconoscere. Una città dove dieci anni fa aspettavo l’autobus mezz’ora e dove ora in alcuni punti posso sentire salire lungo le gambe le vibrazioni della metropolitana che-ancora-non-ci-crede-nessuno-che-c’è. Una città di cui ci siamo riappropriati a colpi di condomini il cui termine di costruzione tende all’infinito e di studiatissimi quadrati di erba ben curata strategicamente posizionati. Ed è impossibile per me non rattristarmi. Ed è impossibile per me non infastidirmi per la mia retorica tristezza alla “Adriano Celentano”. Chiudo gli occhi inspirando gas di scarico ed espirando i campi mai visti che circondavano il complesso residenziale classe 1973 in cui sono cresciuta.
La natura umana non dovrebbe essere concreta.

(di Giorgia Papagno)