Tempo è denaro

7:48. Devo essere pronta alle 8:30. 42 minuti. Dormo fino le 8:10.
“Sono già passati. Alzati. Devo fare le cose di fretta adesso. Salterò la colazione. Il tempo è denaro.”
Così apro gli occhi. Il mascara mi ha incollato due ciglia che devo separare lentamente con il polpastrello del dito medio e questo mi fa involontariamente distorcere la bocca e in quel momento penso “chissà come sono brutta”, ma poi “c’è il sole. Bello. Il mondo sarà migliore oggi. Persone sorridenti che mi salutano per strada. Bambini con orrendi occhiali da sole. Potrei stendermi su di un prato. Devo andare a lavoro.”
Sbuffo e decido di alzarmi. Mi trascino fino al bagno e mi lascio cadere sulla tazza che è fredda e mi fa sbuffare di nuovo. Alzando gli occhi mi posso specchiare e mi aspettavo di vedermi con dei capelli più spettinati e con delle.”
Sono seduta davanti al mio computer e con il mouse scorro una lista di nomi e dati personali di persone che non conosco e sono alla lettera C e continuo a scontrare con la mano una tazza di caffè ormai freddo, perché intralcia la traiettoria della mia freccetta lungo lo schermo, ma non ho voglia di spostarla. Continuo a scontrarmici.”
Esco dalla porta del bagno delle signore mordicchiandomi le labbra come faccio quando sono imbarazzata. “Non mi guarda nessuno a quanto pare. Vabbé. Oggi pomeriggio andrò in quel prato.”
Le radici di questo albero non sono molto comode, ma mi ci siedo lo stesso e poi lancio il bastone al cane che corre e corre, veloce come il tempo, e io sorrido e dico << Bravo! >>, “ah, eccola che arriva. Non saluta mai per prima. Aspetta sempre un cenno prima di ricambiarlo. Finge di non vederci. Le piace fare la faccia sorpresa. Indossa degli enormi e presumibilmente pesantissimi occhiali da sole neri con delle lenti grandi quanto due pugni. In quegli occhiali vedo riflessa l’immagine della quota che ho dovuto pagare ieri per le tasse universitarie. Però lei è così: non riesce a fermarsi dal comprare qualche inutilità una volta al mese. Lei deve buttare qualche decina o centinaia di euro nelle casse di qualche “brand”. Diventa matta altrimenti. E’ la classica donna che paga il doppio sulla spedizione solo per avere un attimo prima la merce acquistata online. <<Non mi andava di aspettare inutilmente che la mia piastra per i capelli diventasse calda, ne ho comprata una nuova. Quindici secondi ci impiega quest’altra. Così risparmio del tempo. >> Ma io non le dico niente a proposito, mi diverte. Mi piace vederla schiava del denaro, schiava del tempo. ” E poi ecco quella simpatica bestia pelosa con il legnetto tra i denti, sembra un pirata, io mi sistemo i capelli: tolgo l’elastico, lo pulisco dalle ciocche che si sono annodate e lo infilo al polso.
<<Non staresti bene con i capelli biondi, credimi.
-Io non sono convinta, come fai a dirlo?
– Dai allora. Ti porto dal mio parrucchiere che prima ti mostra sullo schermo come staresti bionda. >>
Aveva ragione: stavo male. Sembravo mia nonna Luciana. Incredibile come i capelli corti e di quella tinta mi facessero sembrare una pensionata con troppo eyeliner. 60 anni in un click. Per fortuna esistono questi tecnici della cute che ci salvano da futuri altrimenti terribili. Se mi fossi vista dopo cinque anni di liceo, non mi sarei affidata a quei professori. Fortunatamente, invece, il progresso tecnico-scientifico del 2015 mi permette di sapere a cosa posso andare in contro; posso calcolare la mia pensione, sapere per quanti giorni ci sarà la pioggia, programmare il colore degli occhi di mio figlio. Che schifo.
<<Io prendo un Montenegro, grazie.>> C’è una bellissima luce in questo locale: arancione e il legno scuro delle pareti rende l’atmosfera più calda, così mi tolgo il cappotto e lo appoggio sulla schienale di una sedia libera facendo attenzione che non cada nulla dalle tasche aperte.
<<Sì, grazie, giusto due cubetti.>>
“È così dolce con me. Si impegna. Lo sa benissimo che il Montenegro lo prendo sempre con il ghiaccio. Mi ha chiesto conferma con quel sorriso come se avesse detto <<Guarda! Mi ricordo che vuoi il ghiaccio. Te l’ho chiesto lo stesso così ti faccio presente che lo so.>>
Cammino verso la macchina e poco dopo cammino verso il letto e mi spolgo silenziosamente, sposto le coperte e mi distendo al caldo e penso a quanto adoro dormire e sentire i muscoli che si rilassano e nelle mani diminuisce la forza e il respiro si fa disteso e completo e la testa sprofonda nel cuscino e non.”
8:10. Devo alzarmi o farò tardi.

(di Marta Paganin)