Di giovedì

 

Giovedì alle 13:15.

Questo è il tacito appuntamento che si danno due sconosciuti: ogni Giovedì alle 13:15 s’incontrano di sfuggita al parco comunale. Lei in bici, di fretta. Lui si fuma una sigaretta.

Lo fanno da quel giorno d’inizio primavera quando i loro sguardi s’incontrarono e rimasero a fissarsi per pochi secondi, che bastarono a creare un legame, una connessione. Non si parlano, non serve, sono isolati dal resto del mondo, hanno il loro verde angolo di serenità. Continuano così, di settimana in settimana, sempre allo stesso modo e sempre con le stesse emozioni che provarono al primo incontro.

Dal Venerdì alla mattina del Giovedì seguente è un continuo crescere d’intensità, l’attesa è sempre più forte e ogni speranza, aspettativa e desiderio culmina con l’incontro della durata di tre pedalate e uno sbuffo di fumo, ma come si sa: l’attesa del piacere è essa stessa il piacere.

Passarono nove mesi, trentasette incontri per l’esattezza, ed inesorabilmente arrivò l’inverno che costrinse i due ad estrarre l’auto e rifugiarsi nei bar per fumatori. I loro cuori si ingrigirono e cupi si fecero pure i loro pensieri, finché l’inverno concluse, e, da un giorno all’altro, i due col calore risorto nei loro cuori, si svegliarono agli albori di una giornata non del tutto estiva.

Lei non prese le chiavi dell’auto dallo svuota-tasche e ritornò in sella alla sua bici, lui quella mattina passò ancora una volta dal tabaccaio ma stavolta col sorriso sulle labbra. Entrambi aspettavano con ansia che scoccassero le 13:15, sicuri di ricominciare il loro rituale settimanale.

Non tutto andò secondo i piani, furono colti alla sprovvista. Al posto del parco, dove solo pochi mesi prima fiorivano i loro sentimenti, era stato eretto un palazzo nuovo di zecca.

(di Gianmaria Zambon)