Il dubbio di Piris Reis

Al Allah Akbar! Io sono polvere nelle tue mani.
Ma il dubbio trova terreno fertile nell’animo
dei mortali, mio Signore. Ora che il sole precipita aldilà del Pindo, infiammandone gli aguzzi picchi avvolti nelle tenebre della notte Acheide, le acque oscure dell’Egeo rombano sommesse lungo le costole lucenti delle poderose galee della Sublime Porta. Nel tiepido barlume delle torce soffocate da un gelido Levante, i Giannizzeri si preparano alla Quarta Preghiera immersi nel silenzio mistico del Dhkir.
Le vele del nostro Sultano ululano cupe nel vento del crepuscolo morente, sospinte dall’alito di fuoco dei titani Mārid. Casa è laggiù, a Est, dove l’orizzonte sfuma ormai nel buio insondabile. Dall’alto della torre di poppa, i Müezzin di ogni nave intonano alto e grave il richiamo alla preghiera, che si spegne fra le ombre di queste scure e inquiete acque straniere. Non mancano che poche lune alla nostra meta, e più ci avviciniamo al nostro destino, più nel mio cuore cresce il germe del sospetto e della paura.
Le mie domande non trovano risposta. Nelle tenebre intravedo a malapena i visi dei miei fratelli Mujaheddin, ma nei loro occhi scorgo lo scintillio guizzante di un odio antico mai dimenticato. Il loro sguardo pieno di risolutezza ad un tempo mi conforta e mi spaventa. È chiaro che la fede qui è solo uno scarno palliativo per cani mandati al macello, un giogo tirannico al servizio del potere.
Credono in questa Jihad, affilano le loro lame certi di trovare lo Jenna dopo una morte onorevole, ma sono accecati da una follia che non può essere giustificata da alcun Dio. Ciò che è sbagliato di principio lo è anche nella parola di un Profeta del Creatore. Rodi è oramai sempre più vicina. Gli Infedeli sono li, in attesa, granitici.
Ingannati da un comando ultraterreno così tristemente mortale, bramano come noi la gloria eterna. Sono caduti nel nostro stesso tranello. Non abbandoneranno i loro bastioni, non cederanno il loro ultimo baluardo nel Mare di Mezzo. Perchè questa non è una questione nelle mani di Allah. Egli ora è solo uno strumento in un gioco di potere che nulla ha a che vedere con il disegno di al-Rahman. Siamo stati ingannati, ed è troppo tardi. Manipolati da Iblis siamo guidati verso morte certa fra stenti, mutilazioni e disperazione. E tutto ciò in nome di chi? Siamo stati istruiti tutta la vita per questo momento. Educati ad obbedire al Califfo come discendente del Profeta, a non dubitarne mai.
Che cos’è successo all’Islam? La dottrina del Profeta era libera, metaforica ma giusta.
Oggi il nostro credo è chiuso in dogmi imperscrutabili. Nella Sharia più ferrea e insensata. Sento che nel mondo Islamico, fra i confini del prezioso Dār al-Salām, le ombre stanno prendendo il sopravvento. Qualcosa sta distruggendo il nostro orgoglioso regno dall’interno, un male che non ha volto né nome. Nel momento in cui dovrei adempire al mio sforzo, capisco di essere in errore. Ma non per colpa dell’Islam. Non per volere di Allah, ma per un mero calcolo degli uomini. E ora, ironia della sorte, non posso fare altro che seguire il corso del mio destino.
Perchè sebbene la mia vita sia in balia delle vicende dei mortali, la mia fede nel disegno divino deve restare salda nella tempesta delle avversità.
Io ti accetto ogni giorno Allah. Riconosco il Profeta. Pratico la Salah come prescritto nelle tue leggi, mi impegno nel digiuno sacro del Ramadan, ho pellegrinato fino ai piedi della Ka’Ba come tu hai comandato. Ma il dubbio che covo scuote i Cinque Pilastri come l’uragano, è più grande e possente di ogni credo, codice o dottrina.
La mia paura che il Fato sia nelle mani degli uomini è reale e temibile come le scimitarre che splendono nel plenilunio di questa vigilia di sangue. Perchè sebbene la fede porti sulla retta via, il dogma è prerogativa dell’inganno e del male.
Rimetto quindi la mia anima nelle tue mani o Caritatevole, e che tu possa averne misericordia anche se la mia preghiera non si leverà nel freddo buio di questa notte senza stelle.

As-salām ‘alaykum,

Piris Reis

(di Marco Brion)