E Dio Creó il Male

Avete mai provato la sensazione della sabbia sotto i denti?
Quel rumore granulare, quasi acuto, di quando in una giornata di vento in spiaggia vi ritrovate qualche granello in bocca e finite per masticarlo? Ecco, quella. L’avete mai provata?
Io si, ogni mattina di ogni giorno, vi assicuro che è fastidioso.

Ero portatore di luce. Ero. Un altro tempo, un’altra vita.
Il più bello, il più elegante ed austero, così dicevano.
Io, stella del mattino, osservavo gli uomini perdersi nella frivolezza delle loro insignificanti esistenze.

Il Signore li amava, più di ogni altra cosa al mondo, li riteneva ingenuamente la sua creazione migliore ed escogitava ogni giorno nuovi modi per renderli felici, proprio come si farebbe con un cucciolo.
Desiderava che gli uomini fossero felici e che la loro felicità fosse il frutto delle loro scelte.
Così Dio creò il libero arbitrio e pensò che fosse cosa buona, ma aveva sopravvalutato la sua creatura.
Donò alla sua bestia la possibilità di scegliere e quindi, inevitabilmente, di sbagliare.
Dio quel giorno creò il libero arbitrio e, come sua conseguenza, la possibilità del male.
Fu allora che precipitai.
La storia del voler essere suo pari non è nulla più di una menzogna frutto di malevole lingue.
Precipitai per volere di Dio, perché se il male era stato creato allora doveva nascere anche un luogo che quel male potesse contenerlo.
Precipitai per servire il mio padrone certo, ma precipitai anche con la consapevolezza che per colpa dell’uomo non avrei più rivisto il paradiso.
Caddi, non per mia superbia ma per difetto dell’uomo.
Nel Mio cadere creai la voragine che è controparte del divino e suo specchio e, ruzzolando dinnanzi ai portoni dell’inferno, mi ritrovai privato di ogni angelica bellezza.
Le Mie ali arse dalle fiamme, il Mio volto violentato da tratti taglienti e demoniaci e poi artigli, zanne, zoccoli, mi ritrovai deturpato in tutto ciò che di divino c’era in Me.
La Mia bellezza, la Mia luce, spenta per sempre.

Dopo centinaia di anni, la bestia umana osa ancora insozzare la Mia figura con le sue luride malefatte.
“Ho venduto l’anima al Diavolo, Lui me lo ha fatto fare!”
Codardi.
Non uomini ma bambini, che giocano a rubarsi i giocattoli a vicenda ed invocano il Mio nome per nascondere la loro vera natura.
Poi arrivando qui, con le mani ancora incrostate di sangue e delitti, e prostrati ai Miei piedi come vermi, pretendono la stessa pietà che per colpa loro ho perduto per sempre.
Qui non potete nascondervi dietro la Mia ombra ed ognuno dei vostri peccati pesa su di voi come insostenibile fardello.
Qui Io vi vedo, vi giudico e vi punisco, perché questo è il compito a cui mi avete condannato.
Qui il castigo giungerà, malgrado ciascuna delle vostre suppliche.
E finalmente, tra le suppliche e il resto, ho smesso di sentire la sabbia, resa poco più di un sussurrio tra le urla strazianti che imploreranno pietà in eterno e ciò rende quest’umile anima felice.