Editoriale

Siamo arrivati al punto che niente ci piace più. Un passo dopo l’altro il progresso e l’evoluzione, se così vogliamo chiamarli, ci hanno portato a dare molte cose per scontate, perdendo così il meraviglioso senso di desiderio e bramosia che solo il piacere corporeo può regalare.

Abbiamo ottenuto così tanto e così facilmente che abbiamo dovuto ricercare il desiderio altrove: l’asticella del godimento si è spostata prima dall’abbondanza verso la succulenza, da questa poi verso l’esagerazione per poi traslarsi metaforicamente in questo grafico verso la fobia da un lato e la fuga dall’altro. Niente di nuovo, per chi avesse tenuto sott’occhio i trend economici degli ultimi tempi.

Sullo scenario italiano, in un breve periodo l’opulenza a tavola tipica della fine degli anni ’80 ha lasciato spazio all’ingordigia e alla famelicità della cucina a stelle e strisce, propinando la succulenza del cibo spazzatura prontamente servita pret-a-porter dalle più note catene di fast food. Ben presto però anche questo ciclo ha lasciato spazio a quello successivo, proprio perchè raggiunto un obiettivo – soddisfatto dunque un desiderio – l’apice della goduria è passato, e si va così cercandola altrove.

Eccoci arrivati in brevissimo tempo alla cucina contemporanea, fatta di esagerazioni. Esagerazioni di molti tipi: vere e proprie fobie e terrorismo psicologico su determinate pietanze, cuochi che urlano nel settanta percento del palinsesto tv e la ricerca di qualcosa che possa essere sempre il più “etnico” possibile.

Così pure il desiderio carnale ha mutato la sua essenza, seguendo uno schema che per macro definizioni può assomigliare a quello poc’anzi illustrato per quanto riguarda i gusti culinari, arrivando negli ultimi tempi a cercare l’etnia e l’originalità in tutto.

Il problema di fondo, in entrambe le sfere del piacere, resta il facile e libero accesso a qualsiasi tipo di esperienza per la maggior parte degli abitanti di un continente civilizzato, che perderanno così l’essenza stessa del desiderio.

Lasciatevi trascinare da questo numero di Lahar Magazine in un vortice di peccaminosità, tra amanti sinceri e intenditori del gusto, vegani per scelta e naturalisti solo per rimorchiare, incontri e scontri delle golosità umane. Buona lettura!