Editoriale

Lahar Magazine vi invita a sedervi a tavola, ad abbandonarvi al gusto della lettura, a perdervi nelle illustrazioni e tra le nostre pieghe, ricche come sempre di tanti contributi delle diverse ed infinite voci di Lahar, alla scoperta del Pane. Questa volta ne abbiamo letteralmente per tutti i gusti, ma non dovete solo assaggiare e gustare i nostri piatti, proprio tu che stai leggendo sei invitato a sporcarti le mani di farina e a mettere le mani in pasta, per creare la tua ricetta ed esprimere la tua idea, magari pubblicata nel prossimo numero di Lahar. Quella che segue è la mia.

Nutrirsi è un bisogno primario dell’uomo, idealmente dovrebbe essere pure un diritto. Invece l’uomo si riconferma aderente alla visione hobbesiana dell’homo homini lupus: la voracità e l’ingordigia di pochi ed insaziabili, che svuotano in un battibaleno un ricco buffet, a discapito di molti, di tanti altri ai quali rimane ben poco. 

Il cibo rappresenta la più importante scelta personale di consumo e la prima determinante dell’impatto ambientale. È necessaria più consapevolezza sul modo in cui mangiamo e su ciò che mangiamo. Per esempio, la dieta carnivora occidentale è sulle spalle del resto del mondo: il consumo pro capite annuo di carne arriva a 90 chilogrammi, in Africa 11 chilogrammi, mentre la media mondiale si attesta su circa 35; stessa tendenza per quanto riguarda il pesce. Il 50% dei cereali commercializzati è destinato all’alimentazione animale e ai bio-carburanti, il 23% all’alimentazione umana: un dato particolarmente caro al miliardo di persone che oggi nel mondo soffrono ancora la fame. La ricchezza di pochi è grazie alla povertà di tanti: ciò che abbiamo sul piatto, rispetto a quello che molti altri non hanno, dovrebbe ricordarcelo ad ogni pasto. 

La fame nel mondo non è solo una questione di quantità di risorse, ma di produzione, consumo e distribuzione. Il sistema alimentare basato sul consumo di carne richiede più energia, terra e risorse idriche (2,9 volte più acqua, 2,5 volte più energia, 13 volte più fertilizzanti e 1,4 volte più pesticidi) rispetto alla dieta latto-ovo-vegetariana. Una scelta vegetariana (ancor meglio se vegana), o al limite una riduzione sensibile dell’apporto di carne e pesce, è una scelta auspicabile sia in termini etici nell’ottica anti-specista, sia in termini di sostenibilità ecologica ed economica. È una scelta salutare e nel rispetto della Vita, che non dev’essere una prerogativa dell’ uomo, o meglio di pochi uomini, ma condivisa e universale.

Diventare consumatori responsabili si declina attraverso la scelta vegetariana: non si tratta di una moda, non è un’ideologia, ma una necessità per dare ad ogni bocca ciò di cui sfamarsi. Il cambiamento passa prima di tutto dai nostri piatti. Esiste un’alternativa per gli aficionados di grigliate e arrosti? Sì, ce lo consiglia (o forse intima) la FAO in un recentissimo report: dovremmo mangiare più insetti. Detto questo lascio a voi la scelta.

Eric Parolin