Esistere è dedicarsi e consacrarsi. Ma morire è un’altra faccia dell’esistere

Siamo i figli dell’Illuminismo, siamo i figli nati morti di un’epoca, prima sconfitta a causa delle derive materialistiche del marxismo e, poi, sepolta dal monolite del pensiero liberaldemocratico. Siamo cadaveri ambulanti che scontano il proprio tempo producendo beni inutili e crepando in attesa di un fantomatico futuro fiorente. Nulla possiamo contro questa fiumana impietosa, solo osservare passivamente lo scorrere degli eventi mentre deambuliamo in cerca di una via e di una certezza che i nostri padri non ci hanno saputo dare.

In questa desolante realtà, è spiazzante vedere che esistono ancora esempi di uomini capaci di glorificare ed eternizzare la propria esistenza in nome di un’idea. Pensatori eretici, spesso incompresi, che hanno capito quanto noi abbiamo scordato da tempo e cioè il senso della vita. Anche l’Occidente ha avuto il suo Mishima: il francese Dominique Venner.

Storico, padre della “Nouvelle Droite” e teorico, insieme a De Benoist, del diritto alla diversità e dell’etnopluralismo, ex membro dell’OAS e dell’esercito nazionale francese di stanza in Algeria. Quest’uomo, dalla vita sicuramente controversa, il 21 Maggio 2013 ha scelto la cattedrale di Notre Dame per suicidarsi con un colpo di pistola per combattere l’approvazione, da parte del governo francese, della legge Taubira (a favore dei matrimoni omosessuali).

Le sue ultime parole sono chiarificatrici in questa direzione: “Mi do la morte al fine di risvegliare le coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i veleni dell’anima e contro gli invadenti desideri individuali che distruggono i nostri ancoraggi identitari e in particolare la famiglia, nucleo intimo della nostra civiltà plurimillenaria. Così come difendo l’identità di tutti i popoli presso di loro, insorgo contro il crimine consumato nel rimpiazzo della nostra popolazione.”

Eroe contemporaneo o pazzo fanatico omofobo? I media hanno sicuramente sposato la seconda ipotesi. Esaltata invece l’azione del gruppo Femen che sono andate sino a Parigi per schernire il suicida Venner.
Per quanto possano essere state discutibili le sue idee, gli uomini occidentali vedono una fanatica intolleranza nel non adeguarsi ai tempi, nel non piegarsi all’avanzare del progresso e non accettano chi cerca di preservare la propria natura, oltre ogni preconcetto ideologico. In fondo è lo stesso che fecero molti eroi romantici: sacrificarsi per un’idea in cui credevano. “La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere.”

(di Filippo Tonello)