Homeward bound

Come sta modificando le nostre abitudini di vita la crisi? Dicono i telegiornali che sprechiamo meno cibo, che andiamo meno in giro con l’automobile. Beh allora direi che questa crisi fa proprio bene: meno sprechi, meno inquinamento; di che ci lamentiamo? Ma quello che non dicono, non facciamo una colpa di questo silenzio alle istituzioni dell’informazione, perché son cose che sappiamo tutti in quanto basta guardarci un po’ attorno, i nostri amici, i nostri vicini. La crisi sta cambiando le nostre abitudini: chiudono i mobilifici, scendono i prezzi delle case, gli impresari non possono più fare tutto quel bel “nero” che facevano prima.
Stanno cambiando le nostre abitudini stanziali. Quante case hanno cambiato i vostri genitori da quando sono nati? E da quando sono sposati? Due o tre? Ei vostri nonni? Forse una?
Noi cambiamo e cambieremo troppe case per permetterci un bel mobile di mogano costruito da un sapiente artigiano del distretto friulano del mobile. Nemmeno potremo permetterci di comprare una casa grande con giardino, certo, magari con un bel mutuo secolare, ma a che serve se non potremo restare li dentro a lungo?!
Mercato del lavoro volatile.
Qui c’è una risposta che non vorrei trovare ma siamo sempre più spinti a diventare degli “Hobo“, che non sono hippie, non sono punkabbestia, sono viaggiatori che si spostano in cerca di lavoro stagionale.
Dicono che i treni passino una volta sola, in questo caso non è vero, ormai di treni per salire, per fare “fortuna” non ne passano più, ma passano molti treni che possono portarti da una parte all’altra, per sfuggire allo “schiavismo sociale” verso cui stiamo andando, una situazione in cui o rispondi ad una specifica richiesta di mercato o se fuori perché costeresti troppo allo stato. Saremo sempre on the road, convinti che più in la ci potrà essere qualcosa da fare, da mangiare, da amare. Cambieranno i valori in ballo, l’insofferenza verso la cultura e il potere dominante ce lo sta sottolineando ogni giorno.
Cerchiamo l’indie, cerchiamo il diverso, vogliamo andare a Berlino perché li siamo liberi.
Ma quando tutto questo diventerà quotidiano, quando il latente sarà dominante? Non resterà che muoverci, un poco alla rinfusa, cercando un modo per soddisfare i nostri bisogni, a tenerci vicini ci penserà internet.

Forse non è una prospettiva allettante ma vorrei evidenziare come Hobo si presume derivi da, homeward bound, il punto cruciale è: verso quale casa torneremo?

di Riccardo Alessandro Didoné