Il cielo

-Il cielo in Russia è molto più grande! E poi..-
Ti sei voltato sorridendo e l’hai detto, dalla scaletta dell’aereo, dopo giorni che ti chiedevo perché mai volessi tornare lì. Immediati flash di questi pochi giorni vissuti assieme passano ora nella mia mente, come titoli di coda di un film di cui non ricordo mai la fine. Mi hai raccontato di donne che vengono educate alla sessualità fin da bambine, di donne bellissime, che non potrebbero risultare volgari nemmeno se lo desiderassero. Hai parlato di climi caldi, di venti potenti e di giornate che finiscono alle nove: “Sono a sud”, hai detto. Mi hai descritto sapori che sanno di verde e di giallo, colori profumati come chicchi d’uva matura. Mi hai parlato di meditazione e di luce interiore, di dottrine che guariscono malattie terminali. Hai notato il mio sorriso di scherno, apatico, diffidente, e hai continuato a raccontare. Questa volta di uomini che vivono liberi da pregiudizi, liberi dal mondo, cambiano lavoro, se necessario, senza farne un affare di stato. Cambiano donna, moglie, senza sentirsi in dovere di ammazzarla. Si gestiscono la vita, una vita responsabile, senza dover rendere conto a nessuno. Senza prendere mai questa realtà, né poco, né troppo sul serio. Ogni mattina si svegliano sotto un cielo che non ha confini.
“Mentre qui, qui siete sotto ad una campana di vetro! Sarà celeste… e limpida, ma prima o poi ci andate a sbattere il naso! Questo cielo è chiuso!”.
-…E poi, – con quella faccia da ebete – lavoro metà e mi pagano il doppio che in Italia. Perché dovrei restare? – .
-Perché ci sono io – sussurrai impalata davanti alla scaletta che si ritraeva.

(Sonia Berti)