Il rigore

José è come sempre in ritardo per la partita. La domenica dormono tutti fino a tardi nella grande stanza di lamiera. Questa mattina profuma pesantemente di piedi e del pollo che la nonna aveva cucinato la sera prima con tutte le spezie che dovevano esistere al mondo, perché ancora gli bruciava la gola. José scavalca con attenzione i suoi fratelli guidato dai raggi di luce che filtrano dalle fessure nella lamiera ondulata e infila le scarpette, mette la maglia verde e gialla numero 8 e si precipita giù per la scalinata. Meno di un’ora e averebbero giocato contro il Flamengo; contro i primi in classifica.

Il presidente con i suoi 5 supermercati ai confini della favela non amava perdere; a José poi proprio non andava giù che il Flamengo avesse meravigliose maglie sempre nuove.

L’arbitro, un vecchio maestro in pensione, fischia l’inizio e l’allenatore butta subito dentro José: oggi sarebbe servito tutto il suo talento e soprattutto il suo amuleto. Da quando José portava l’immagine di Nostra Signora di Guadalupe infilata nei calzettoni verdi e gialli, sembrava che il suo piede non fallisse mai. Era come guidato da una forza precisa e potente; di sicuro tutte le preghiere della nonna avevano reso miracoloso quel pezzo di cartoncino ingiallito.

La partita si mette male e la sua squadra è sotto di un gol. José ce la mette tutta, il suo allenatore urla col sigaro fra i denti e inizia ad arrivare un po’ di pubblico. Un cross fortunato, José entra in area e improvvisamente sente dolore alla gamba e si ritrova sull’erba.

Vorrebbe piangere, ma gira la testa e vede una riga di polvere bianca sulla terra del campo. Rigore. Il pianto diventa di gioia, si rialza e si sente tutti gli occhi addosso.

È il momento del suo aiuto soprannaturale, e sistemando il pallone fa scivolare una mano nel calzettone, ma non sente nulla.

Il suo respiro si ferma: Nostra Signora di Guadalupe doveva essere rimasta a casa, su un inutile comó. Ormai deve tirare. José trema, stringe la maglia con i pugni, carica il tiro e la palla finisce in rete. Sommerso dalla gioia dei compagni non può crederci, ma all’improvviso gli è tutto chiaro: l’energia era passata nella maglia! Non l’avrebbe più cambiata nemmeno per cento fantastiche maglie del Flamengo.

di Marco Traverso