Il Rosso

Il Rosso è il mio migliore amico anche se è un ragazzo cattivo. Lui da quando lo conosco non fa che lavorare e picchiare me e i ragazzi che lavorano nella cava. È perché ha le braccia grosse e il viso del diavolo, con gli occhi pesti, che fanno paura a tutti. Non so niente di lui tranne che dicono che porta male, che non gli vuole bene nessuno neanche la sua madre. Lui vive come i muli, lavora tutto il tempo, mangiando al massimo mezza cipolla e l’altra mezza la dà a me che sono più piccolo dice. E poi mi bussa sulla schiena finché non cado per terra. I grandi lo incolpano di tutte le brutte cose che succedono, se cade della rena e intasa un cunicolo è lui che si vendica. Al rosso non importa, sono rosso dice, nessuno mi può volere bene. È così che si è inselvatichito. Lo tengono solo perché il padre che era grosso e mulo come lui è morto lì dentro. Così la cava è diventata famosa come la cava di Malpelo e nessuno voleva averci a che fare. Da poco però mi è toccato stare a casa perché ho iniziato a perdere sangue dalla bocca quando le prendo e quando tossisco. Mi è venuta anche la febbre. Allora il Rosso mi viene a trovare a casa spaventando mia madre. Sono amico di Ranocchio dice. E mi guarda come le bestie, c’ha il fiuto lui, come i cani per quelli che stanno male. La mamma intanto piange per me, lui le risponde perché strilla così che il suo figliolo è sempre stato debole e malaticcio, e l’ha tenuto come quei marmocchi che non si slattano mai. Lui invece è sano e robusto, ed è malpelo, e sua madre non ha mai pianto per lui perché non ha mai avuto timore di perderlo. Mia madre tace e a me che quasi non ci vedo più mi scappa pure da sorridere.

di Nicola Andretta