In testa agli inseguitori

Il concetto è chiaro: pedala e arriverai. Più velocemente pedali, prima arriverai. Istruzioni degne del miglior prontuario dell’Ikea. Quello che non ti dicono, però, è che indietro non ci torni più.
Stai correndo, veloce come il vento. Hai trovato una leggera pendenza, ti ha dato lo slancio. Passi a razzo in mezzo ad un gruppo di vecchiette dirette a messa, quasi ne ammazzi una. Passi vicino ad una scuola, un ospedale, un supermercato. Via, via! Fate largo! Sei il re di un piccolo regno catramoso.
A un certo punto ti stanchi, forse persino un dubbio ti assale. Vuoi rallentare, ma non hai i freni; li hai tolti per alleggerire il mezzo.
Cominci quindi a pedalare all’indietro, ma non succede nulla. La bici continua a correre, e senti quello strano sibilo della ruota libera. È il modo che ha la bici per dirti: “Negativo. Indietro non si torna”. E quindi te ne stai lì, sul tuo sellino ergonomico. Rallenti le pedalate, la luce sul tuo viso si smorza, capisci di aver corso un po’ troppo.
Per i successivi sei o sette chilometri mantieni quindi una velocità di crociera di gran lunga inferiore alla media, cominci a riflettere, ti poni degli obiettivi che ben presto dimenticherai. Di colpo non sei più quel sovrano sul trono di carbonio, sei solo un ciclista come tutti gli altri, niente di entusiasmante; eppure dopo la rallentata, tutto ti sembra più chiaro. Probabilmente hai trovato anche qualche risposta, devi solo assimilarla.
D’un tratto, un altro re ti sfreccia affianco. Senti un vuoto dentro, un vuoto pesante come tutti i tuoi guai. Rinasce in te il fuoco della sfida, fra te e non si sa chi.
180 battiti al minuto, ti alzi sui pedali, scatti come solo il Pirata faceva. Senza nemmeno accorgertene, stai nuovamente percorrendo quel tracciato sconnesso; prima un’altura, poi una discesa. Nessuna ammiraglia a sostenerti, nessun gregario. Solo tu, il vento e la velocità. Una velocità insostenibile che t’impedisce di vedere i luoghi che attraversi; in quegli istanti conta solo arrivare primo.
Cominci a sognare, vedi il traguardo in lontananza e già pregusti il Millesimato che soffierà fra le tue dita. Impietoso, però, ritorna quel sibilo. Attento ragazzo, rallenta e guardati intorno. Quella corsa non è tutto! C’è altro da vedere, altro da assaporare.
Arriverà un giorno nel quale inevitabilmente alzerai le braccia al cielo e attraverserai il tuo traguardo. L’importante non è quando arriverai a quel traguardo, ciò che veramente conta è come lo farai. Chi ci sarà ad aspettarti? Ti sarai meritato un Coppi che sul Galibier ti passa una borraccia, o testardamente continuerai la tua fuga in solitaria?
Rallenta ragazzo; rallenta prima che la ruota libera inizi a cantare, non dopo.

(di Diego Pontarolo)