Incantatrice di maree

Spuma. Acqua d’un color che l’azzurro ciel invidia ma che, come un diamante grezzo, plasmata acceca con la sua fortuna.

Come una lussuriosa figlia d’un re, tanto amata, tanto odiata, tanto desiderata e tanto violata.

Mani ingenue, mani robuste e mani sapienti la han toccata, rendendola quell’isola molto più che beata.

La Serenissima. La Dominante. La Regina dell’Adriatico. Una dea fatta di acqua, fango, pietra, fuoco e genio, che con i suoi tanti nomi profumò d’Oriente ungendosi di sacro e profano mentre il Leone ruggiva trionfante.

Ambiziosa ed impavida fronteggiava barbari, mori, iberici, la gemella ligure, l’aquila asburgica, la Santa Sede. Fratelli di sangue con il cui nettare scarlatto ha pianto e gioito, costruendo le sue solide fondamenta nel caranto ed una fama da far tremare il mondo.

San Giorgio guarda la cauda del lungo drago d’acqua, lasciandolo in vita, come se qualcosa di ben più grande volesse che il destino di questa città sia fosse quel d’essere sia beata che corrotta, sia redenta che dannata. Perché San Giorgio? Forse perché facendo vivere noi comuni mortali in sì tanta bellezza tale può esser il vero ago della bilancia nel farci scegliere se esser figli di Dio o i figli del Demonio?

Che si sia nati signori, mercanti, speziali, calafati, marinai, imbroglioni o meretrici, poco importa poiché tutti quanti, gettando lo sguardo lontano dalle colonne della chimera alata e di San Teodoro, han provato il brivido del potere della Venetiarum Respublica. Brividi talvolta fatti di paura di essere annegati per aver venduto ad un prezzo troppo alto della seta di pessima fattura alla moglie del notaio, o magari di diventare vittima dei feroci leoni incantati del mago dell’Arsenale. Brividi di morte degli anni del Signore 1577 e 1630. Brividi di felicità per una promessa d’amore mantenuta.

I gabbiani in modo spontaneo cantano sgraziatamente la tua bellezza, le gesta e la fame dei tuoi figli, i piccioni – un po’ come noi, sognanti creature di rex res cogitans – vagano senza meta imbattendosi in predatori, misericordia e risa di scherno.

Sceglierti per un attimo, un giorno o una vita è scegliere di vivere intensamente, come salire su una nave ancorata in un atollo di sirene, un paradiso perduto, dalla quale una volta scesi sarà impossibile essere rimasti gli stessi.

Splendi Venezia. Splendi dall’alto della tua perfezione e rinasci dal basso delle tue fondamenta, Signora del gran ballo tra la Luna e il Mare.