Intrattenimento in Crowdsourcing – Quando la Partecipazione è un Evento

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In concomitanza con MDay “Beyond Entertainment”, l’evento di Marketers Club che vedrà l’intrattenimento, in tutte le sue forme, sviluppato e analizzato da diversi ospiti che ci sguazzano quotidianamente, abbiamo deciso di sviluppare dei contenuti per spiegare alcuni lati della rivista che solitamente passano in secondo piano ma che incuriosiranno qualche nostro simpatizzante.

L’idea di una posterzine che si avvale di contributi liberi ed esterni, fin dai suoi esordi, è stata ben compresa da un gruppo di persone eterogeneo e desideroso di mettersi alla prova. Superando la questione degli ideali fondanti,che costituiscono le solide fondamenta del progetto Lahar, ci sono delle motivazioni tanto intrinseche quanto estrinseche, che rendono allo stesso modo interessante partecipare alla raccolta contenutistica durante la fase di produzione dell’uscita editoriale. Entrambe le tipologie di motivazioni sono trasversali e valide in rapporto al target di collaboratori che, sebbene si attesti attorno ai 25 anni di media, si sviluppa tra i 17 e i 50. Anche le professioni/attività che essi svolgono i sono delle più disparate, abbiamo infatti: infermieri, impiegati, ricercatori, professori, insegnanti di nuoto, farmacisti, designer, solo per portare alcuni esempi, oltre che una grossa fetta di studenti.

Con la mancanza dell’incentivo monetario, qual è la leva che muove quindi un individuo a ricercare un approdo in Lahar Magazine? Da una ricerca condotta sul campo, è emerso che la spinta a diventare collaboratori della rivista deriva in primo luogo dalla possibilità di mettere alla prova le proprie abilità creative e di ottenere utili feedback da parte dei fruitori del magazine, in secondo luogo, dalla possibilità di poter diffondere le proprie idee ed opinioni, confrontandosi con un vasto ed eterogeneo gruppo di collaboratori/fruitori.                                  

Subentrano, inoltre, due valutazioni: la visibilità che la tiratura del magazine prevede e il lavoro di comunicazione e promozione che viene fatto al fine di raggiungere un bacino di utenti fruitori del contenuto.

 A questo punto è d’obbligo un ragionamento: all’inizio della nostra storia non era presente alcuna credibilità intrinseca al progetto ma c’erano dei valori ben chiari che sono riassumibili in condivisione e democratizzazione culturale, che per la loro natura stessa tendono a formare dei creatori/fruitori del progetto ad un livello diverso dal semplice fruitore. Un livello dove l’intrattenimento stesso risiede nella produzione e nel vedere realizzato successivamente un prodotto editoriale completo e condiviso con un bacino di persone interessate. Nel terzo anno di Lahar Magazine ci siamo attenuti al progetto “non logo” dove erano gli autori a formare il nome del magazine stesso, la copertina vedeva dunque la scomparsa totale del nome e del logo. Per motivi di riconoscibilità questa idea dopo un anno è stata accantonata ma a livello di ideale di progetto è ancora valida e coerente perché sono i contenuti a fare il magazine, assieme a tutta la sfera organizzativa e strutturale che consente di essere credibili e interessanti. Ma ancor più dei contenuti, sono i creatori degli stessi a rappresentare il cuore pulsante del magazine, creatori incentivati a produrre e fruire della rivista da motivazioni puramente intrinseche, dunque direttamente legate all’attività che si sta compiendo, in questo caso creazione di contenuti editoriali, essendo l’attività stessa, per sua natura, motivante.

La folla eterogenea che gravita attorno al magazine, è un punto di forza che ci permette di divergere da altri “innovative product” seppur condividendone alcuni lati ibridi. Ciò, inoltre, conferma alcune scelte fatte fino ad oggi da parte della redazione, le quali ci portano ad essere considerati pop, nel senso più vero del termine e a dar vita, a cadenza bimestrale, ad un prodotto che ad oggi non trova eguali nel panorama italiano.