Involuzione, evoluzione e rivoluzione

Chissà perché la maggior parte delle persone invoca il cambiamento quando una situazione pone loro dei limiti.
“Mi compro la Ferrari e aumentano le pene per chi supera il limite di velocità. È una congiura contro di me: cambiamo!”
Per nostra fortuna, non sempre sono questi i ragionamenti che preludono l’inizio di un cambiamento: gli interessi personali si scontrano con il pensiero di un’altra fetta di umanità, che, contro l’involuzione di una società fredda e materialista, crede nel potere di un cambiamento a fin di bene.
Sono molti a chiamarlo rivoluzione, ma in pochi lo utilizzano nel senso corretto. Se leggiamo nel vocabolario il suo significato, infatti, ci renderemmo conto che almeno in qualche occasione abbiamo utilizzato la parola rivoluzione nel modo sbagliato.
“Mutamento radicale di un ordine statuale e sociale […] il processo rapido, e per lo più violento, attraverso il quale ceti, classi o gruppi sociali, sentendosi non sufficientemente rappresentati dalle vigenti istituzioni […]”, (da Treccani.it).
Un concetto semplice da comprendere, non trovate?
I dubbi, però, nascono nell’obiettivo: una rivoluzione porta al bene o al male, alla giustizia o all’ingiustizia? I fautori della rivoluzione agiscono per il bene di un paese e di una popolazione, oppure per lo scopo di pochi?
Ecco il punto su cui sono in molti a inciampare (note personalità comprese): una rivoluzione non sempre porta all’evoluzione dell’umanità, della società, di un’economia o di una scienza.
La scoperta dell’energia nucleare, alla base del funzionamento delle principali armi come la bomba atomica, fu una rivoluzione scientifica e un dramma per le popolazioni dell’intero pianeta).
Ecco allora che nell’immenso palcoscenico della vita entra l’evoluzione. Quale altra parola potrebbe avere un senso tanto positivo…
Ne siamo sicuri?
L’evoluzione della tecnologia, ad esempio, ha portato sopravvivenza e distruzione, lavoro e disoccupazione, pace e guerra.
Tornano le due facce della stessa medaglia, il significato bidirezionale, la parola interpretata secondo opportunità da chi la annuncia per primo, da chi vuole nascondere i fatti dietro un processo che evolve e non può, o non deve, tornare indietro.
I fatti dimostrano che rivoluzione ed evoluzione non sempre portano a un vantaggio, perché il potere del cambiamento pare si comporti come il vento: non puoi mai prevedere né da dove verrà, né da che parte soffierà.

(di Martina Guglielmi)