La fabbrica dei sogni

“Vedi, ragazzo mio – contemplava il vecchio parlando ad alta voce, tra sé e sé – quello che rimane non è solo il ricordo. Non si tratta solo di ricordare cosa non è andato, cosa non ha funzionato. Ma rimane la consapevolezza di aver sognato, e di aver fallito. Quando poggio il mio bastone su questo pavimento vuoto, non sento solo l’eco, il rimbombo. Sento anche una voce silente che mi dice “Hai sbagliato vecchio mio, e questo errore te lo porterai dietro finché morte non vi separi”. Non è più un magone, è l’ombra della mia anima, che si è appesantita. “

“Quando cammino in questo edificio allo scatafascio, trovo desolazione del luogo e del tempo. Uno spreco di sogni si ammassa negli angoli tra la polvere e i topi. Lì dove prima volevo far crescere un mondo nuovo, un mondo che sapeva di libertà, ora trovo solo cozzaglie di fantasia impilate in una logica surreale. Come faccio a trascinarmi questo peso? Come faccio?”

“Quando risistemai il capanno del nonno mi feci una promessa. Per sognare c’è bisogno di fantasia, c’è bisogno di spazio perché questa cresca e prenda forme mai viste, che non si faccia condizionare dal tempo e dallo spazio. Allora decisi di comprare tutta la terra che si poteva vedere dalla cima di quest’albero. L’avrei lasciata incolta, vuota. L’avrei lasciata lì, di fronte ai miei occhi, per ricordarmi ogni giorno che può crescere qualcosa solo dove c’è spazio. Che lo spazio ci serve per pensare, per uscire dagli schemi. E che una volta finito lo spazio, se ne andranno anche i sogni, perché penseremo secondo strade già battute. “

“Poi lentamente ho iniziato a costruire. Ho dimenticato. Preferivo costruire qualcosa di nuovo e lasciarlo incompiuto, piuttosto che sistemare qualcosa di vecchio. Ed ora che quel vecchio sono io, mi rimane solo il ricordo della sensazione che provavo tutte le volte che salivo sopra quest’albero. Mi rimane solo l’idea, che entro ed oltre le pareti di questo edificio ci sia ancora spazio per sognare, per chi vuol sognare.”

“Nonno, perché non ci facciamo una base aerospaziale?”

(di Christian Caldato)