La felicità? 2 euro

«E se questo panino rappresentasse qualcosa di più?»

La voce rauca uscì dalla bocca di un vecchio seduto in solitudine, come di consueto, su di una panchina dissestata. Non ci fu un minimo preavviso. Passavo di lì, e nemmeno capii se stesse parlando a me oppure no. Ma parlò, e le mie orecchie non poterono far a meno di udire.

«Se questo panino non fosse solo del semplice pezzo di pane tagliato per lungo e farcito con 4 fette di salame. Se questo panino rappresentasse qualcosa di diverso. Ci hai mai pensato? Pensaci bene. Perché, se ci pensi bene, tutto in questo mondo rappresenta qualcosa. Ed è un qualcosa di diverso per ognuno di noi. Altrimenti perché qualcuno considererebbe senza indugi Roberto Baggio il più grande artista degli anni ’90 e qualcun altro si affannerebbe a cercare in internet pittori, scrittori e quant’altro per stilare una classifica attendibile.»

«L’ho capito domenica scorsa. Alla fine della Santa Messa. Mi ero ritrovato in tasca due euro, e nel trambusto di tutta quella gente mi sono dimenticato di darli come offerta. Cosa vuoi, a Messa ci vado per una forma di noiosa abitudine e quando la noia e l’abitudine s’incontrano ogni tanto qualcosa va a rotoli. Allora mi sono fermato a pensare cosa avrei potuto fare con due euro. Subito mi è venuto in mente un gelato. Ma sono vecchio. I miei denti sono sensibili al freddo e non riesco più a mangiarlo. Allora ho pensato che avrei potuto comprare qualcosa. Ma subito mi sono ricordato che le soluzioni dei bisogni, alla mia età, non si comprano più. Allora ho pensato che potevo bere un caffè. Con molta panna. Ma il mio cuore è debole, e ho dovuto rinunciare anche alla caffeina. Imbufalito e rammaricato li ho lasciati cadere a terra.»

«Non più tardi di un minuto ho sentito un bambino urlare di gioia: “mamma, mamma, ho trovato due euro!”

«Con due euro ho reso felice un bambino e ho comprato una consapevolezza. La felicità di quel ragazzo non era nei due euro, ma nel non aver dato ancora per scontato le cose. Allora io mangio questo panino e non mi limito ad ingurgitare. Ma me lo gusto. Lo assaporo nonostante i miei denti malconci. Morso dopo morso mi rendo conto che ho mangiato per una vita delle pietanze che potevano essere tranquillamente prive di gusto. Perché non mangiavo con gusto. Non mangiavo per necessità. Ma per noiosa abitudine. E sai una cosa? Oggi questo panino è maledettamente buono!»

di Christian Caldato