L’andirivieni

All’alba del settimo Sole mi levavo, e senza nemmeno sciacquarmi il viso iniziavo a salire su per il monte, ancora con la magia del sogno negli occhi. Lì ad aspettarci c’erano i sacerdoti, che accoglievano noi e i tributi con i profumi delle droghe e il canto delle preghiere al sommo Hajév. Sin da bambini ci spiegavano che era grazie ad Hajév lui se il villaggio aveva visto innumerevoli Lune e Soli: gli dovevamo la vita, e in cambio noi non dovevamo far altro che pregarlo, cantarlo, temerlo e ingraziarcelo con i tributi e con i sacrifici. Il giorno del settimo Sole era quello più bello di tutti, ed arrivava preciso e puntuale dopo sei Lune e sei Soli di duro lavoro, passati nelle coltivazioni o ai pascoli, grondanti di sudore, con la schiena piegata dalla fatica e i calli delle mani sanguinolenti. Hajév ha permesso ad ognuno di noi di vedere il proprio primissimo Sole, e un giorno ci permetterà di riposare durante la Luna più lunga di tutte. Quello che spettava a noi era di raccogliere ciò che Lui seminava, prendere il sufficiente per sfamarci, e tutto il resto portarlo su al tempio.

Non proprio tutti però al villaggio credevano in Hajév. Lei portava il nome di Neicsaz, guardava ogni notte le stelle, parlava spesso sola e usava parole che non sempre si capivano. Sospettava che Hajév non fosse mai esistito. I sacerdoti ci avevano plagiati: Sole e Luna avrebbero continuato nel loro Andirivieni, la Valle intera, le cose e le creature esistevano indipendentemente da Hajév. Sosteneva che il tempio era buono solo da bruciare e che i sacerdoti andassero cacciati. Ci disse che eravamo nient’altro che schiavi, servi incantati dalle bugie di altri più furbi di noi. I sacerdoti l’ammonirono come strega e dissero che era ormai uscita dalle grazie di Hajév: non sarebbe stata mai in grado di avere figli. Il dubbio però si era ormai insediato nel villaggio. Io stesso lo devo ammettere iniziavo a farmi qualche domanda. Domande che si risolsero un Sole che sembrava essere come tanti altri, ma che in realtà non era: Neicsaz la strega, la guarda stelle, diede alla luce un figlio e con il suo penultimo respiro, prima di riposare per sempre nella Grande Luna, gli diede un nome: lo chiamò Olsog. Con il suo ultimo respiro invece ci rivelò la sua profezia: Sole e Luna nel loro Andirivieni, per festeggiare e celebrare il nuovo arrivato, si sarebbero invertiti. Luna infatti arrivò, inaspettatamente, a coprire Sole. Gli si mise di fronte lentamente e fu buio in pieno giorno. Tutto il villaggio provò attimi di puro terrore: i sacerdoti si erano sbagliati, a differenza della profezia della strega che invece stava avverando. Senza molte chiacchiere però sapevano come comportarsi. Il Sole seguente infatti era rimasto ben poco del tempio, al quale nella notte era stato appiccato il fuoco. Le fiamme altissime illuminarono tutto il villaggio, che brillava come mai aveva brillato. Fu luce in piena notte e Luna non si vide. La profezia si era compiuta. Il villaggio passò brutti momenti, nessuno nominò più Hajév, ma l’Andirivieni, si sa, ha il potere di curare tutti i mali.

Olsog era orfano di genitori, ma non importava: era figlio della profezia avveratasi dell’Andirivieni contrario, e padre della nostra libertà. Ognuno al villaggio lo accudiva come se fosse tale. La sua vita dipendeva da noi, e la nostra vita dipendeva da lui. In poco tempo furono istituiti dei sommi, gli unici che potevano cullarlo, gli unici che potranno continuare a tramandare il verbo suo e di sua madre Neicsaz. In altrettanto poco tempo venne costruito un tempio, e istituiti delle funzioni, infine dei tributi. Non ci accorgemmo così dell’Andirivieni che tornava ad essere preciso e regolare, nel cuore e nella mente di ogni abitante, in ogni capanna del villaggio, in ogni angolo della Valle. In ogni Sole e in ogni Luna.

(di Eric Parolin)