Lettera all’Editore

Lettera all’Editore

Io so tutto, anche quello che ancora non so. Per questo faccio lo scrittore. Scrivo da quando avevo sedici anni. Scrivo perché so tutto e so tutto perché scrivo, scrivo per spiegarvi tutto. Ancora non ho pubblicato nulla ma solo perché le nuove manovre di mercato non consentono a uno come me di sembrare vendibile. Io ho il mio stile, non sono come tutti gli altri: egregio affaccendato fannullone pazzo. Io so tutto.
Sopra ogni cosa so scrivere. Prendo la mia Olivetti, la colloco sulla scrivania dello studio davanti alla finestra e tutto si fa musica uscendo dalle mie mani. Il rumore dei miei tasti è meglio del suono del pianoforte di Thelonious Monk.
Voi editori da strapazzo non capite la mia forma, la mia armonia, non mi avete ascoltato battere i tasti della mia macchina, del mio strumento. Uno di voi mi ha scritto una volta, alla fine di lunghi e falsi complimenti preimpostati: il suo modo di scrivere non si affianca perfettamente alla nostra linea editoriale. Gli risposi di cambiare linea, ma non ne volle sapere. Non sapeva niente.
Quando gli spuntai davanti, mi guardò con quell’aria spocchiosa di superiorità che già mi aspettavo e rimasi calmo. Io so tutto mi dissi, e gli misi il mio dattiloscritto davanti agli occhi. La prima pagina era tutta piena del titolo della mia opera, e lui commentò sprezzante:
– un po’ presuntuoso, non crede?

Mentre scrivo questa lettera, lo guardo negli occhi, e suono meglio di Monk, meglio di Davis, meglio di Ray Charles.

Quando stamperete il mio libro, perché so che lo stamperete, a tal punto siete avidi, vorrei che questa fosse l’introduzione: Lettera all’Editore.
Ebbene, confesso di averlo colpito alla testa con il ferma carte a forma di libro, tante volte, non saprei dire quante e se riuscirò nel mio intento, tra qualche istante sarò spiaccicato a terra sul marciapiede che vedo dalla finestra.
Ora, provate a dire che non sapevo quello che stessi facendo ma sono menzogne: io so tutto.

Al mio più caro e vicino Editore, ora sai.
Cordiali saluti,
11/09/2001
Alfonso Nitti