Lettere persiane

Il 18 gennaio 1689 nasceva Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e di Montesquieu: il barone morirà nel 1755, ma nel frattempo avrà avuto modo di lasciare dietro di sé un certo numero di libri di successo, tra i quali Lo spirito delle leggi. Il libro che però lo rese famoso fu Lettere persiane cronaca di viaggio in forma epistolare di Usbek e Rica, due immaginari persiani in giro per la Francia del ‘700. Montesquieu ribalta il modello della cronaca di viaggio diffusa all’epoca, intenta a raccontare la sorpresa di uomini occidentali alle prese con l’osservazione dei costumi di lontani paesi esotici, e ne approfitta per irridere i suoi connazionali.
Al di sotto della satira si manifesta quello spirito illuministico che porterà alla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 che a sua volta confluirà nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani firmata nel 1948 dalle Nazioni Unite: i persiani provano uno stupore identico a quello degli occidentali in viaggio nei loro paesi, ne consegue che per sommi capi gli uomini sono tutti uguali tra loro. Oggi, alcuni secoli dopo la nascita di questi ideali, osservando l’oriente intraprendiamo proprio questa ricerca del simile e non possiamo fare a meno di pensare che in fondo in fondo siamo tutti uguali, accomunati da uno stesso sentire e da identici bisogni. Ma è veramente così? Non è che forse cerchiamo di sentirci tranquilli immaginando l’occhio che ci osserva da laggiù come un po’ troppo simile ai nostri? Del resto sarebbe molto più spaventoso se questo sguardo fosse quello di un altro incomprensibile. E allora avanti, tolleranza ed uguaglianza, alla ricerca di una soffice e protettiva identità.
Non bisogna dimenticare che l’idea di uguaglianza è uno dei fili rossi della modernità occidentale, è dunque parte della nostra cultura e non è una legge di natura o un qualche assoluto calato dall’alto. Forse sarebbe il caso di fermarci un attimo e ripensare a come sono fatte le lenti dei nostri binocoli, e decidere se ci vanno bene o no, passando dalla consapevolezza, o coscienza critica che dir si voglia. Nel frattempo io continuo a chiedermi come rispondere alla domanda di Montesquieu: cosa vuol dire essere persiani?

(di Marco Zonch)