L’Invidia é una Cosa Semplice

L’invidia è una competizione singola, si gioca da soli, l’invidiato spesso neanche immagine d’essere oggetto di tanta attenzione e quelli che sono convinti d’essere invidiati non vengono calcolati, di norma, neanche dalla nonna, a loro non si chiede mai “hai mangiato?”.
L’invidia che move il sole e l’altre stelle, l’invidia è il sentimento più umano che esista e il meno produttivo perché dall’invidia non nasce niente e perfino dal letame nascono i fior. L’invidia è l’odio sordo, un vuoto a perdere che non ti fa dormire la notte e nessuno, nessuno ne è immune. È capitato a tutti di chiedersi “perché Tizio sì e io no?” che noi siamo più belli, più bravi, più buoni di Tizio. L’invidia è un peccato capitale che viaggia sempre a braccetto con un altro a caso, ma perlopiù compagna fissa di superbia e a volte amante di accidia.
L’invidia ammazza, come ben sa Biancaneve, la cui unica colpa era quella di essere giovane, bella e piena di virtù. La matrigna non poteva fare altro che toglierla di mezzo, eppure non le è riuscito, perché il mondo prima era molto migliore e la meritocrazia vinceva sempre sull’invidia.
Dante pone gli invidiosi in Purgatorio, e la condanna è terribile: hanno le palpebre cucite col fil di ferro, perché prende l’etimo latino di “invidia” e lo riporta a ciò che è: guardare contro, guardare male e con ostilità. A chi troppo male ha guardato, la vista viene negata, ma piangono, e le lacrime colano lente dalle fessure lasciate aperte dalla cucitura.
Costretti a sorreggersi a vicenda, in un’atmosfera livida e grigia, loro che in vita volevano brillare, loro che in vita volevano spiccare. Sembrano mendicanti in cerca di elemosina, e alla fine in questo modo hanno vissuto, elemosinando gloria e attenzione ma incapace di guadagnarle e ottenerle.
È troppo, troppo penoso ammirare, occorre una riflessione sul proprio cammino e domandarsi se avremmo potuto far di più. È meritocrazia quando ci applaudono, è raccomandazione quando applaudono gli altri.
L’invidia sembra un bel gioco, un po’ volgarotto se vogliamo, anche innocente e divertente, ma è l’onanismo dell’ego che lascia coperti di vil cilicio, ciechi e grigi in un Purgatorio livido, appoggiati agli altri per poter restare in piedi.