Lo svitato di Collegno

Leo è uno svitato; lo dice più di un referto. Da quando poi gli hanno rimescolato le abitudini, lo sembra ancora di più. Nel cortile dell’ex-manicomio di Collegno brina il silenzio dopo decenni di malintesi a squarciagola; restano le erbacce, come lui. Aveva infestato qualche vite e avevano preferito allontanarlo dalla vita per un po’. Qualche lettera non quadra; ma provateci, a decifrare la calligrafia di un medico. Leo passa le notti fingendo interessamento alla vita, per indispettire gli avvitati: i tossici seduti ai Murazzi, che alla vita s’avvitano troppo e cercano scampo. Non li guarda: uno svitato non spera d’esser ricambiato. Ieri l’altro è schiattata una ragazza, sdentata come lui e con l’ago ancora avvitato sotto il gomito. A Leo gli aghi ricordavano sorella Maria, più vergine della Vergine, che tre volte al giorno, ogni giorno, gli dava il buonasera, buon pomeriggio, buongiorno e pic! Leo lo rivedeva, il giorno, breve scintilla nella sua notte eterna.

Poi arriva Basaglia e liberi tutti!

O quasi: alcuni li avevano portati altrove, dove l’elettricità costa meno, pensava Leo. Energia nucleare, economica, decente, forse vicino a Caorso. Il dottore non approva, ma è la legge.

Corso Francia va sempre dritto come la dottrina di un partito, non puoi sbagliare, sempre dritto e sei a Torino: sono queste le nuove abitudini. A forza di percorrerlo finisce che te lo fai piacere. Di notte ai Murazzi schiattano come mosche; e anche questo te lo fai piacere. Di giorno fanno la manifestazione e schiattano pure là. Sorella Maria chissà dov’era: schiattava anche lei? Leo non schiatta: è un’erbaccia.

Poi succede che Maria si materializza al Valentino, una notte, divaricata sul fango, saturo di sangue, impalmata da uno spirito santo di passaggio. Guarda Leo come per dirgli ancora “Buongiorno” – vecchie abitudini – ma si piega, vomita, trema convulsa. Era ancora vergine? No, non tutti gli spiriti santi sono uguali. Leo vede che la notte la sopraffà; non ci è abituata, lui sì. Raccoglie un ago da terra e le inietta una scintilla di giorno, come per ricambiare anni di premure. Lei lascia fare. Leo poi getta il corpo nel Po, che lo divora.

Leo sa che non si avviterà mai: le hanno provate tutte. Ripercorre Corso Francia al contrario, verso monte più che verso la Francia. I salmoni si sbagliano: verso monte non c’è domani; verso valle sì. E l’indomani il corpo di Maria viene rinvenuto a Caorso, inghiottito nelle viscere della centrale atomica, che di acqua gelida ha sempre sete.