Mi Ricordo di Te

Ho pensato molte volte a che razza di figli sarebbero nati da noi due: dal suo ventre bianco nutrito con latte fragole e dal mio sangue. Per quel che ne sapevo, venivamo entrambi da chissà dove. Viaggiammo insieme, meglio che potemmo.

Ora lei mi guardava e piangeva forte, dice che non si dovrebbe parlare di ciò che non si conosce.
L’ho amata in tutti i modi che mi era sono stato stati concessi, e ora discutevamo discutiamo come cani arrabbiati.

Ora lei aveva ha gli occhi pieni, lo sguardo cupo, mi parla e ha molte domande, io la guardo negli occhi, la guardo come si guarda un’opera d’arte finita in pezzi, ho tutte le risposte.

Ciò che ci legava era perfetto e pieno, perfetto e vivace, anche nel morire.

Ad oggi, cercando tra i ricordi, tra tutto quel trambusto di emozioni, quella sana ingenuità che bruciava nei nostri oggi di ieri, quel sentimento mal compreso e forse mal speso, resta ancora la sensazione che più di tutto sento di poter chiamare amore.

Ora lei è chissà dove nella sua vita; e le volte che mi capita di pensarla, dentro di me sorrido e piango. Mi manca anche il me stesso di allora e vorrei raccontare di lei, di ciò che siamo stati, immaginare quello che saremmo potuti diventare…

Poi risento le sue parole… e penso che probabilmente ha ragione… non si dovrebbe parlare di ciò che non si conosce.