Movie Pill

Da quando è nato il cinema, in quel lontano 1896, il boia della censura è salito sul patibolo tagliando scene di violenza esplicita, sceneggiature scomode e applicando bollini rossi a nudità e seni al vento. I film epurati e disossati dalla carne più gustosa venivano distribuiti nelle sale cinematografiche, mutilati di parte della loro essenza più provocatoria.

Uno dei generi più colpiti è senza dubbio l’horror e un esempio lampante è quello legato ad alcune scene di un grande classico come l’Esorcista (1973), film che procurò a William Friedkin l’appellativo di “regista del male”.

Probabilmente già lo sapete, la versione originale della pellicola ha subito pesanti tagli e in molti paesi, come il Regno Unito, Singapore e l’ Italia stessa, ne è stata rilasciata una versione fortemente censurata.
Forse molti di voi non sanno, però, che nel 2000 la storia della povera dodicenne impossessata dal diavolo si è finalmente palesata senza veli al grande pubblico. Il film è stato ri-editato in versione integrale con ben 11 minuti di scene inedite. Tra queste la famosa sequenza cult, divenuta uno dei simboli della pellicola: la spider-walk di Regan.

Dopo averla vista, credo saremo tutti d’accordo nel dire che questa scena è assolutamente indispensabile per immaginare l’opera così come Friedkin l’aveva concepita.

Non credo saremo tutti d’accordo invece, nel ritenere Nynph()mniac vol.1 (2013), e di conseguenza il vol.2, dell’estremo Lars Von Trier già autore del controverso Antichrist (2009), un film da censurare o meglio sicuramente da ritoccare in onore al buon gusto.

Parliamone, il film di per sé non è male, ottima l’estetica delle inquadrature e la fotografia, ma del resto che Von Trier fosse un regista con la R maiuscola, già lo sapevamo. Il problema in Nynph()mniac è un altro: la sua autoreferenzialità.
Lo spettatore, entra in sala con l’aspettativa di vedere una bomba filosofica alla Von Trier, arricchita da gustosi frame piccanti, invece si ritrova bombardato da continue scene di sesso (talvolta di cattivo gusto) dialoghi spinti al limite del senso del pudore e un senso di vacuità predominante.
Nessun messaggio finale, nessuna morale, questo è a mio parere il vero problema della pellicola, ma trattandosi di un opinione personale vi invito, se non la pensate come me e Nynph()mniac vi incuriosisce a fare un giro su http://www.nymphomaniacilfilm.it

Horror e sesso spinto a parte il V.M., o in un’accezione più ampia il velo sottile della censura, non interviene solo per celare i tabù lasciatici in eredità da una religiosità bigotta, ma spesso per proibire manifestazioni più profonde e coraggiose della libertà di pensiero e di espressione.
E’ il caso di Persepolis (2006) film d’animazione, tratto dall’omonimo fumetto, dell’ iraniana Marjane Satrapi vincitore del Premio della giuria al Festival di Cannes nel 2007.

Censurato Iran, in Tailandia, in Tunisia e in Libano, Persepolis è un’opera delicata ed in parte autobiografica che racconta da un punto di vista interno, quello di Marjane, le contraddizioni e gli aspetti salienti della rivoluzione iraniana che dal 1979 ha trasformato la millenaria monarchia persiana in una Repubblica islamica regolata dalla legge coranica.

Proprio per questo coraggio e questa trasparenza nel condannare il clima di oppressione e di cambiamento di quegli anni, la pellicola ha attirato le proteste dal governo iraniano che l’ ha accusata “di presentare una faccia irrealistica dei traguardi e dei risultati della gloriosa Rivoluzione islamica in alcune delle sue parti.”

Anche il coraggio di Theo Van Gogh, regista olandese discendente del celebre pittore, nel denunciare i soprusi ammessi dalla religione islamica nei confronti delle donne, ha dato origine cortometraggio, censurato in molti paesi del mondo. Ma questa volta non si è trattato solo di inserirlo nel libro nero e proibirne la visione.
Il film sotto accusa, Submission (2004), riporta la storia di una donna musulmana picchiata e violentata da un proprio parente sul cui corpo sono impressi alcuni versetti del Corano.
Il corto ritenuto irrispettoso innescò fin da subito l’ira di alcune frange più integraliste che il 2 Novembre 2004 si macchiarono dell’assassinio dell’artista. Colpito a morte, in un quartiere centrale di Amsterdam da un fondamentalista residente regolarmente in Olanda, il corpo di Van Gogh venne ritrovato assieme a una lettera che metteva in relazione l’assassinio con il film e giudicava blasfema la visione di Van Gogh nei confronti dell’Islam.
Il corto è facilmente reperibile su Youtube ma trattandosi di un lavoro molto provocatorio, preferisco non inserirlo in questa Pill e lascio a voi e alla vostra sensibilità la scelta di censurarlo o meno.

(di Micol Lorenzato)