Non c’ero

Non c’ero quando ti è caduto il primo dentino, quando hai fatto il tuo primo passo o detto la prima parola; non c’ero il giorno che hai finito di leggere il tuo primo libro o quando hai imparato ad andare in bicicletta cadendo il meno possibile; non c’ero la prima notte che hai dormito lontano dai tuoi genitori con un piccolo magone in gola, il cuscino stretto tra le dita e altri lupetti accanto a te che respiravano pesante per i pensieri, per la tristezza, per i sogni.
Non c’ero quando ti sei preso la prima cotta per una ragazza, che te ne sei accorto un pomeriggio d’improvviso a casa, mentre ascoltavi la tua canzone preferita e ci hai sentito dentro il suo nome almeno trenta volte; o quando hai dato il primo bacio, no non a lei, ma a un’altra qualche anno dopo, così tanto tempo che ti è sembrata una vita intera, lei si era avvicinata, quella sera, mentre gli altri già erano a ballare, e profumava di buono, di arance, di autunno e tra una parola e un silenzio le vostre bocche si erano fatte così vicine che la sentivi respirarti addosso finché le vostre labbra non si sono toccate e ti sei sentito esplodere dentro; poi sì, vi siete lasciati, rimessi insieme e lasciati di nuovo, ma quel bacio ti è rimasto a lungo sulle labbra.
Non c’ero la prima volta che hai fatto l’amore né la prima volta che hai fatto sesso checché ne dica la gente secondo me le due cose non coincidono necessariamente , con lei che aveva i capelli scarmigliati anche quando non c’era vento e che come una tempesta ti ha travolto; no, in effetti non c’ero e devo dire che mi dispiace; non c’ero quando ti hanno ferito per la prima volta o la prima volta che hai pianto, anche se per una cosa futile non importa: importa che io non c’ero e non potevo asciugare le tue lacrime.
Non c’ero la prima volta che sei andato in ospedale o la prima volta che i tuoi genitori hanno litigato con le urla, le porte sbattute, i silenzi dei giorni successivi; non c’ero la prima volta che hanno fatto pace, né l’ultima quando hanno deciso che non c’era più nessuna pace da costruire e hanno messo la firma su quei dannati fogli: la prima e ultima firma.
Non c’ero la prima volta che ti sei sbronzato, ma sbronzato davvero, non quella robetta da “mi gira la testa” e basta, mi sarei goduta lo spettacolo poi ti avrei dato una mano.
Non c’ero la prima volta che ti sei sentito solo, che nella vastità della tua camera minuscola hai pensato di non volercela fare, di smetterla, di farla finita; non c’ero la prima volta che hai pensato di non essere adatto, capace, pensato per vivere con gli altri… ma ci sono l’ultima.
Voglio essere la donna delle ultime volte e dell’ultima volta che farai una cosa per la prima volta.
Voglio essere quella che assiste alle tue ultime volte. Saranno uno spettacolo brillante come la morte di una stella. Non so quale sarà la nostra ultima volta, so solo che saremo insieme.