Non sbagliare mai

“Non sbagliare mai
o passerai la vita
convinto che sia colpa di quella volta”

(me medesimo, quando avevo 15 anni)

Genere umano, hai sbagliato. Hai mangiato la Mela laggiù nell’Eden e hai conquistato la consapevolezza, la morale, la razionalità. Sei uscito dallo stato animale per spingere al massimo il motore che hai nel cranio. Se tornerai indietro sarai allontanato, cattivo, folle.
“A dire il vero volevo solo rilassarmi un po’”, verrebbe da dire. Pensare a che lavoro farò, con chi mi sposerò, che vestiti mettere per la cena, qual è il modo migliore di incazzarmi con qualcuno pur restando abbastanza al di qua della linea per conservare l’appoggio della giuria son cose stancanti, ne riconosco l’utilità ma ho bisogno di un piccolo stop, una pausa caffè in cui non mi ascolto, vomito la Mela e mangio con le mani, scopo ad ogni erezione, attacco per difendermi.
Ma ogni errore è fatale, “prenditi pure la tua pausa caffè, poi risalire in cima al treno sarà sempre più difficile, le tue sono solo scuse per il tuo egocentrismo”. Guarda chi non sbaglia mai, guarda che bella vita che fanno, come sono accettati, come sono riusciti a fare ciò che ci si aspettava da loro.
“Io ho fatto tutto ciò che ci si aspettava da me, anche quello che mi aspettavo io”. Niente pause: la ratio fa orario continuato, compresa la notte. Per farlo ovviamente ci si lavora a turni, la mattina l’ex militare, il pomeriggio l’ex hippie, la notte l’ex guerrigliero un po’ punk. Perché mi pare ovvio: è assolutamente impossibile che la mattina io sia lo stesso che la sera tenta di emozionarsi, ma in ogni caso tutti e tre si mangiano forsennatamente le unghie e si strappano le pellicine dalle mani. Quando avrò l’età, quando avrò pagato il debito che ho contratto con il mondo per avermi permesso di nascere, allora andrò in pensione, il mio cervello magari lo venderò ai cinesi e lascerò ragionare qualcun altro, oppure chiuderò definitivamente i battenti del Quick-E-Mart dei pensieri e finirà che ammazzerò qualcuno, forse me stesso, forse te stesso.

Se impazzire è raccontarsi favole e non saper interpretare la realtà, non può essere che uno slancio evolutivo. Nietzsche l’aveva ben intesa la realtà ed è morto fallito e terrorizzato, Leopardi aveva scostato il velo di Maya di cui parlava Schopenhauer e si è fatto una gran vita di merda. Il resto dei pensatori vincenti e realizzati ha solo costruito favole più grandi, più complesse e più logiche. Erano metodicamente pazzi.
Sarà meglio che diamo tutti di matto se vogliamo avere una chance di farci sorprendere dalla morte quando sarà ora, invece che aspettarla in fila alla posta.

(di Tobia Munari)