Orchestra

Sono le tre di un pomeriggio in cui il sole é un pallone aerostatico che viene sospinto nello spazio dall’egoismo dell’Inverno. Antonio poggia la schiena contro un Salice le cui fronde sfiorano il laghetto sottostante. Si nasconde nella sua piccola cittadella, tra il veleno che si trasforma in un arcobaleno di bambini che giocano a pallone, senegalesi che vendono un po’ di tutto e vecchietti ricurvi che passeggiano lentamente. Purtroppo però l’Eden terreno è una breve illusione ed il Mondo lo ricorda ad Antonio attraverso il bacio spersonalizzato di due giovani seduti a cinquanta metri da lui. “Perché deve godere dei benefici dell’amore anche chi si accontenta di ridurlo ad una viscida e umida slinguazzata?” Cartoline in fuga dal passato rapiscono Antonio dalla Terra per ricordargli quanto sia claustrofobico esistere all’interno di coni d’ombra illuminati. Antonio si alza,  circumnaviga il tronco dell’albero, esce in campo aperto e cammina lungo il percorso a “S” tracciato da una striscia di cemento. I passi suonano al ritmo di un cuore dalla presenza temporanea, ma vengono immediatamente richiamati all’ordine da un pedante e opprimente dovere sociale. “Antonio! Sei tu?” “Nooooon tu, Matteino!” Il mese precedente i due erano stati alla stessa festa, dove il ciccioncino cantava J-Ax tempestando incessantemente di impronte digitali il suo orologio tuttofare, senza tuttavia essere capace di sostituire il più meccanico e basilare istinto delle tre e mezzo di notte. “Ma dai… Se sei andato in bianco, quella sera… non darne solo colpa a me!” Silenzio.  Antonio sente le palpebre della ragione che si stanno serrando… Che gran pena si scruta negli occhi di chi si vanta di ammainare velieri quando vorrebbe anche solo imparare a calare cime nel Porto!” I due si studiano per un paio di secondi: il silenzio e la frustrazione di Matteino regalano ad Antonio una sensazione di forte empatia espelle immediatamente attraverso le vibrazioni dell’aria. “Sai cosa penso della festa, Matteino?” “No, ma mi interessa.” “C’è chi vorrebbe entrare in un’orchestra perché da solo non è capace di esprimersi e chi potrebbe suonare benissimo da solo, ma vi prende parte perché sa che più strumenti si accordano, più il suo stesso messaggio echeggerà.” Matteino ha capito a metà rimane incuriosito. Antonio lo saluta per lasciarlo al silenzio.