Pentalogo: mangiare (non solo) con gusto

Nella lista delle cose da fare per non dimenticare c’è indubbiamente quella di dedicare venti minuti ad un pranzo, invece che i canonici cinque minuti nel tragitto in auto tra una commissione e l’altra. Nella maggior parte dei casi non si tratta nemmeno del problema tempo, ma di dove si lascia naufragare la testa in attesa che ci torni utile.

  1. 1) Il tatto. Nel cibo è una sensazione completamente dimenticata. Il contatto tra le mani e il cibo ormai è un tabù della società moderna. Perfino nel panino ci rifilano silenti la salvietta a proteggerci dalla sensazione. Il calore. La ruvidità. Il dettaglio della percezione. Affondate le dita in un piatto di spaghetti ancora caldi e sentitene la consistenza. Stringete forte la pasta e sentite il sugo trascinare lungo il polso un brivido dimenticato.
  1. 2) La vista. Il solo aprire gli occhi e veder una pietanza, che lo sappiate o no, inizia a stimolare la vostra digestione. Il corpo si attiva. Il cuore inizia a pompare. La lingua inizia a muoversi. Con gli occhi quel piatto è già sbranato prima ancora di incontrare le vostre labbra. Pensate ad un limone. Pensateci intensamente. Immaginatelo. Giallo e succoso.  Immaginate ora di vedere un tizio che delicatamente lecca un limone, che lo assapora, con calma, con dedizione, e raccontatemi se avete sentito nella vostra bocca aumentare la saliva.
  1. 3) L’udito. Non c’è sveglia migliore del gorgoglio del caffè. L’apnea dell’acqua è finita. Ora è fuori. Ora è vita. Ora è caffè. E come nessun’altra cosa al mondo riesce a darvi la sveglia. Da sempre presente al vostro risveglio. Non c’è mattina senza caffè. Quel rumore. Quel suono. Vi parla. L’eco del gorgoglìo è il ricordo del primo rumore piacevole della giornata.
  2. 4) L’olfatto. Si incunea nella mia mente, come una paura che sta già scrivendo le conseguenze di un gesto incompiuto. Si inerpica nei meandri dimenticati di un cervello abituato a gestire solo la quotidianità. Come uno spillo in una morbida lana verde, a disegnare trame prevedibili, ma non per questo scontate. E dona un’anticipazione di tutto ciò che sarà piacere. Ad occhi chiusi riconosco un cibo dal suo odore. A naso chiuso mangio polistirolo e pop corn e non ne sento la differenza.
  3. 5) Il gusto. Come non celebrare il senso principe del cibo. La bandiera. Il centro nevralgico. Ma non dimentichiamo che anche la luna ha bisogno del buio per poter brillare. Come un campione senza squadra, perde di consistenza da solo. Da solo non riuscirà mai a dare tutto ciò che può dare assieme agli altri quattro sensi. Avete mai provato a masticare fino all’estremo un boccone? Provate e sentirete qualcosa che avevate scordato.

Non c’è possibilità di redenzione per chi cerca di capire la complessità delle cose da un unico punto di vista. E il cibo ne è la dimostrazione.

di Christian Caldato