Pink Sesso

Quando nel 1999 Jennifer Coolidge portava sul maxischermo l’orgoglio MILF (Mom I’d Like to Fuck, donne sposate tra i 40 ed i 60 anni, con un fisico da ventenni e due abbondanti seni) con l’interpretazione della mamma di Stifler in American Pie, per il sottoscritto era già roba vecchia.

Purtroppo onore ed onere sono molto spesso facce della stessa medaglia. Ricordo a fatica quante lune siano passate da quella maledetta sera, ma quanto successe è impresso nella mia mente come il marchio DOC sul formaggio Grana.

Sono circa le nove e sto andando a spaccare qualche culo in patronato; “Fate largo al Divin Codino!”, perché io e quella maglia bianconera con il logo dell’Upim stampato sul petto siamo una cosa sola durante le partite di calcetto.

Ignaro di quanto stava per accadere, apro a manetta il gas del mio Piaggio Sì, quando di colpo un ingombrantissimo fuoristrada nero mi taglia la strada. Incazzato, mi rialzo di scatto e mi dirigo verso l’ebete sul 4×4. La portiera del guidatore si apre e… BAM! Con un effetto rallenty degno del peggior DVD porno comprato di notte dal benzinaio, vedo uno stacco di cosce impressionante far capolino da dentro l’abitacolo.

L’avvenente signora veste un abitino leopardato che lascia ben poco all’immaginazione, e mostra le lunghe gambe affusolate da sopra dodici centimetri di tacco color argento.

La donna, sulla cinquatina, con ineluttabile istinto materno viene a soccorrermi e, contro la mia volontà, insiste per portarmi al Pronto Soccorso.

L’ultima cosa che ricordo è di essermi distratto per allacciarmi la cintura. Da quel momento, il buio. Sudato e frastornato mi risveglio in un letto che non sento familiare, l’odore dei petali di rosa sparsi sul materasso è nauseante. Mi guardo intorno, ho mani e piedi legati e mille candele accese rendono l’aria pesante. Mi sento soffocare. Riesco a liberare la mano destra, e con questa strappare le altre corde. Mi alzo. Sono nudo, il mio corpo è coperto di lividi. Su di me un misto di olii profumati. Le gambe di colpo cedono e mi accascio al suolo. Con il volto a tu per tu con le fredde mattonelle del pavimento, guardo in faccia la realtà: ero stato drogato e stuprato.

La violenza, quella meschina forza che l’uomo nasconde nel suo animo più profondo, mi aveva trovato. La mia giovane età era sfuggita, il mio fiore era stato colto troppo presto. La mia anima non era più pura, la mia mente viaggiava veloce sui binari della perdizione.

Mi svegliai qualche ora dopo, vicino al mio Sì ancora parcheggiato vicino alla chiesa. Più di una volta ho cercato di dimenticare quella sera, ma taluni ricordi sono destinati a tormentarti per il resto dei tuoi giorni. Ogni sera, fissando il soffitto prima di addormentarmi, vedo lei, vestita in lingerie nera e con una giarrettiera rossa, che guardandomi recita Shakespeare. “Anche  la  bestia  più  feroce  conosce  un  minimo  di  pietà.  Ma  io  non  ne  conosco,  perciò  non  sono  una  bestia”.

A cura di Diego Pontarolo