Pink Sesso

“Perché sei qua tu?”
“Insistente sindrome omninemicale.”
“Non so proprio cosa sia.”
“Katia, nemmeno i dottori lo sanno.”

“Se non lo sanno, perché ti tengono qui?”
“Eh, cercano di capire il mio problema.”
“Si, ho capito. Ma la tua sindrome, allora?”
“Solo un nome che ho dato al mio odio incondizionato.”
“Odio verso chi?”

“Femmine, bambini, vecchi, preti, idraulici, pescivendoli…”
“Insistente sindrome omninemicale.”
“Già…”
“Oggi mi sento omninemicale pure io…”

“Cazzate. Omni, vuol dire sempre. Sempre vuol dire che non puoi esserlo solo oggi.”
“Ho un’idea: facciamo un gioco!”
“Io odio giocare.”
“Allora, funziona così: pensi ad una cosa bella che ti è successa…”
“Mi ascolti? Io odio giocare.”
“Ad una cosa bella che ti è successa oggi, e ci abbini un numero!”
“Mi fa schifo, e comunque non ho capito un cazzo.”
“Inizio io, dai!”

“3 sono i pettirossi alla finestra appena svegliata.”
“4 sono gli schiaffi che ti darei.”
“0 è quanto tu abbia capito le regole del gioco.”
“3 sono i buoni motivi per alzarmi da questa panchina ed andarmene.”
“0 i miei.”
“8 sono appena diventati 8 motivi, i miei.”
“1 è il bacio che ti darei adesso.”
“2 sono le palle che mi stai facendo venire.”
“3 le parole che ti direi: Io ti amo.”
“2 soltanto le mie: Ti odio.”

Katia e Enrico si conobbero in uno degli ultimi manicomi, al tempo in cui ancora si poteva chiamarli così. Vissero la loro vita fra quelle quattro mura che impedivano loro di vedere il sole. Lei amava lui, lui amava lei ma si guardava bene dall’ammetterlo. Si uccisero un giorno di novembre, intossicandosi col veleno per i topi. Tra tutte le follie, quelle fatte per amore sono le uniche nobili.

(A cura di Diego Pontarolo