Il Portale delle Verità

“Accesso consentito. Sig. De Nardis, buona vita”. Il puntino rosso si dissolse dalla fronte e i mitragliatori automatici si ritirarono. Paolo lasciò i roboquartieri per tornare a casa.
“Com’è andata?” chiese la moglie. “Bene, i roboperai sono così efficienti” rispose Paolo mentre saliva le scale.
“Ah caro, domani verrà il giardiniere nuovo”.
“Mmm, speriamo sia migliore dell’ultimo”. Detto questo si defilò in camera.
Paolo De Nardis, cinquant’anni, professione “burattinaio”. Da oltre vent’anni passava per il Portale e gestiva i robot. Paolo si sentiva importante, senza di lui gli alimenti, i vestiti e tutti i beni prodotti dai roboquartieri sarebbero scomparsi per sempre.
Ed era proprio a questo che pensava sotto la doccia, quando ricevette una telefonata dall’ufficio. Si precipitò sul luogo del misfatto con ancora i radi capelli bagnati. “Ha provato ad attraversare il Portale” gli disse l’assistente, mentre Paolo fissava il catorcio mitragliato che una volta era un robot.
“Faremo scartoffie per tutta la notte” sbuffò e la previsione fu azzeccata.
Riuscì a tornare solo alla mattina per ritrovarsi un ventenne abbronzato e muscoloso che gli sistemava le aiuole. Tanto lui era giovane quanto Paolo si sentiva vecchio, per ogni muscolo del giardiniere Paolo poteva vantare un rotolo di ciccia.
Il tarlo del malumore lo perseguitò per tutta la giornata, il dannato giardiniere continuava a passare davanti alla portafinestra con i suoi ricci al vento e le sue spalle larghe.
“Che cos’hai Paolino?” gli chiese Dario seduto davanti a lui al ristorante. “Non sei di compagnia stasera!”. Paolo era stato muto tutto il tempo, ma a quel punto non riuscì più a trattenersi.
Alla fine della storia Dario rise fino alle lacrime e gli diede un biglietto da visita. Paolo lo fissò per un momento stralunato, poi alzò gli occhi con un ghigno di trionfo.
Un mese per convincere la moglie, ma ormai era fatta: epidermide sostituita con liscissima vetroresina, pettorali e addominali di titanio, capelli ultimo modello, occhi resi azzurri con polvere di zaffiro trattata.
Al lavoro non lo riconobbero nemmeno e Paolo era al settimo cielo: “Alla faccia del giardiniere, questa bellezza durerà per sempre!”
Se la rideva mentre era al Portale per tornare a casa.
“Accesso negato. Il robot si identifichi. Due passi indietro”.
“Eh!? Sono io! Paolo!!!”
“Si identifichi. O procederemo”.
“Ma cos…”. Un rombo di mille tuoni riempì l’aria.
La vetroresina sarà più bella della pelle, ma di sicuro non è antiproiettile.