Project R.U.G.A.: la morte della vita

Merda, ho violato il coprifuoco. Di nuovo. Devo muovermi, e bene anche, soprattutto col pezzo che ho appena postato. Se mi vedono uscire da qua, la webzine è fottuta. Se mi vedono in giro, io sono fottuto… ok calma, una cosa per volta, iniziamo a uscire.
La strada è vuota, nebbia e nessuna traccia dei decrepiti sbirri della R.U.G.A., via libera. ‘sto silenzio pulsa in testa, il cielo, viola post-apocalisse, brucia gli occhi, l’aria fa lo stesso con la pelle. Indosso la maschera e mi torna in mente di come vent’anni fa, nel 2012, ancora ancora respiravi in città. Poi il danno della ChemiLife, mai ammesso ufficialmente…
Un rumore di cingolato cristallizza il mio flashback in un pensiero lontano e un lampeggiante mi ghiaccia, ma l’adrenalina mi rende lucidissimo: è una pattuglia quella, e io, qui e ora, sono pane per la sua dentiera…

«Cato Maior chiama base R.U.G.A., passo»
«Parli Maggiore Cato, allarmi?»
«Affermativo Mein Siür, tracce termiche in zona-Ω, forse un ribelle dei NewBee, attendo ordini»
«Ha abbastanza nepotiziotti con lei per un’accurata pulizia, Maggiore?»
«Affermativo Mein Siür»
«Ha abbastanza ViagRex per tutta la sua Senectute?»
«Affermativo Mein Siür»
«Eccellente, Maggiore, ha il permesso di procedere»
«Grazie, Mein Siür. Lunga vita al Granny-Reich, passo e chiudo»
«Lunga vita al Granny-Reich, chiudo».

Non è la solita pattuglia cazzo. Lo stemma del teschio col bianchino. È una carrozzellarmata dei The Senectute, i più giovani dei vecchi; non poteva andar peggio. Mi sbaglio, il faretto punta subito qua, fottuti sensori di calore, m’han visto!
Inutile nascondersi, volo in una vietta buia e più corro più maledico la merda che fumo, mi sento vecchio anch’io, tossisco ma non rallento. Meglio un infarto che quelli del Reparto Urgenze Governative Antigiovani.
Mi giro e sono là, all’inizio della via, scesi dal carro. Troppi. Armi e torce. Io tra nebbia e maschera non vedo bene, infatti quasi sbatto contro il muro. Un muro. Un vicolo cieco. Per un attimo non ci credo… dopo cedo; rido da solo, spalle al muro. Letteralmente.
Arrivano, marciano lenti, tetri, sbattono le loro anfibiofole a terra e gli sparabocce sugli scudeambulatori. Brividi. Poi si fermano, e vedo ciò di cui avevo solo sentito dire: s’iniettano qualcosa in vena e si riattivano. In forze, ringiovaniti. Uno mi tira contro la provetta che s’è appena fatto nel collo: il logo della ChemiLife… allora era tutto vero! Maledetti vecchi!
È l’ultimo pensiero, e una bocciata in fronte mi stende.

(di Marco Contardi)