Prova Bikini

Da un po’ di tempo a questa parte, in primavera: sbocciano i fiori, mettetevi a dieta.
Un po’ come nell’incipit dell’Amleto, appare lo spettro della prova bikini. Guerra all’adipe! Da un insospettabile prato, sicuramente pacifista (mettete i fiori nei vostri cannoni), si rievocano ben altre “prove” Bikini.
Dalla prospettiva di climi temperati e continentali, una striscia di sabbia nel Pacifico che non conosce nebbia o inverno è sicuramente il paradiso in terra. E come in famose narrazioni, anche di questo vi sono sfollati: come vi sentireste a chiamarvi abitanti di una terra su cui vi è vietato mettere piede?
Si tratta solo di una faccia del paradosso: bombe esplose per evitare la guerra. La scala in cui sono disegnate le mappe sull’atlante è ingannevole: l’oceano pare immenso, le isole semplici puntini.
Si gioca a puntare il dito a caso, solo che questa volta non è per decidere la meta delle prossime vacanze.
Un’isola sacrificata alle armi chimiche, alcune a quelle nucleari, altre rimbalzate nel secolare ping­-pong politico fra Europa e Asia, il dominio sempre straniero: le conseguenze delle occupazioni, amaramente, non hanno bandiera.
Su di una l’aria è tossica da non potersi respirare, l’altra invece è radioattiva, un’altra ancora è stipata di esuli, l’ultima infine ha il più alto tasso di suicidi della nazione. Si firma l’armistizio, si sancisce la pace: la coscienza è pulita. Ma non si appende la divisa al chiodo, non si smantellano le armi.
Non si promettono risarcimenti: il denaro non può restituire l’identità, la memoria, l’aria pulita. Cicatrici di guerra.
Dall’altra parte del mondo, coi primi caldi, continuiamo a temere la prova bikini.

(di Chiara Velicogna)