Psicologia delle superstizioni

In psicologia la superstizione è definita come la falsa credenza che un oggetto, o una azione, possano modificare gli esiti di un evento del quale il soggetto non ha realisticamente nessun controllo (Rudski, 2004).

Molte ricerche (Burger & Lynn, 2005; Felson & Gmelch, 1979; Vyse, 1997) dimostrano che la superstizione sorge in momenti di incertezza, ed è per larga parte collegata all’illusione di controllo: messi in situazione di ambiguità, gli individui tentano di ottenere una sorta di controllo della condizione creando un link causale tra la presenza/assenza di oggetti irrilevanti (o azioni) e le conseguenze che ne derivano.

Ma come si crea e perché si mantiene?

Ciborowski (1997) e Jahoda (1969) suggeriscono che il meccanismo responsabile dello stabilirsi di questa associazione sia il condizionamento classico. Secondo questo paradigma esistono stimoli (come ad esempio la vista del cibo) che provocano determinate risposte (in questo caso aumento della salivazione); la frequente associazione di uno stimolo neutro, cioè uno stimolo che di per sé non produce nessun tipo di risposta (come l’accensione di una luce), ad uno stimolo che invece è  in grado di produrre una risposta, provoca l’associazione dello stimolo neutro alla risposta comportamentale. Questa associazione fa sì che il solo presentarsi di una delle due stimolazioni provochi la risposta, che viene così chiamata condizionata.

Vista del cibo (stimolo) → Salivazione (risposta)

Luce (stimolo neutro) + Vista del cibo → Salivazione

Luce → Salivazione (risposta condizionata)

Amuleti, corna e quant’altro perciò non sono altro che stimoli neutri che associati a determinate situazioni (stimolo) aventi come conseguenza contingenze fortuite (risposta) con il tempo sono stati associati alle contingenze stesse come loro causa.

Quali sono i pro e contro?

Damisch (2010) ha dimostrato che comportamenti superstiziosi, grazie all’illusione di controllo (“ho l’amuleto perciò mi porterà fortuna”), aumentano la credenza di poter avere successo e così l’autoefficacia, incoraggiando il soggetto ad impegnarsi e ad insistere, diventando una sorta di placebo psicologico.

Attenzione però, altre ricerche (Tobacyk, 1991) sottolineano come una esagerata credenza nella superstizione sia responsabile di sentimenti di bassa autostima e scarsa autoefficacia, in quanto le persone si convincono che la causa dei propri successi sia dovuta a fattori esterni e non a proprie capacità ed abilità.

di Laura Scapin