Rambo coi brufoli

Tutti troviamo consolazione nelle storie degli altri. Non per fuggire, ma per prendersi una pausa dal caos della quotidianità.

Nei film, le serie, tutto è chiaro, è lampante: il cattivo è cattivo per davvero, e il protagonista è a suo modo sempre un eroe. Tutto è lineare e sai sempre chi comanda: è toccato ad Humphrey Bogart col suo charme che è ormai un cliché, Clint Eastwood e la pistola facile, i duri e puri di Stallone e Shwarzenegger. Poi sono arrivati gli Sheldon Cooper (The Big Bang Theory) e i JD tonti e sognatori (Scrubs). E adesso? Adesso sembra che gli sceneggiatori vogliano esagerare e trasformare personaggi che non sono in grado di passare dalla mensa dell’High School senza essere sgambettati, in veri e propri supereroi, mantello costume e lotta al crimine inclusi. C’è KickAss, ci sono i disadattati di Misfits, Scott Pilgrim vs. the World. Scontato chiedersi il perché di questa scelta, e del successo che l’ha premiata.

Non sarà che chiunque siamo, in qualsiasi modo viviamo le nostre vite, con questi nuovi eroi ci identifichiamo, mentre dai machos coraggiosi anni ‘80 abbiamo ormai preso le distanze? La nostra generazione non gode certo di una fama troppo lusinghiera. Chiedete a vostro padre e vi dirà che siamo un branco di rammolliti. “Ti ci vorrebbe un po Russia a te!”; “Se avessi fatto la Naja non staresti la a lamentarti!”. Il riferimento è sempre, volente o nolente alla guerra, che grazie al cielo han scampato i nostri genitori (la prima generazione della storia con questo privilegio) e per ora, toccando ferro, abbiamo scampato anche noi, evitandoci perfino il servizio di leva. Non è un caso che i sopracitati protagonisti del passato siano tutti inseriti in contesti bellici (il Marocco della 2° guerra mondiale, la frontiera americana, la guerra di secessione, il Viet-nam o addirittura le ribellioni robot del futuro) e che si distinguessero per forza, determinazione e sprezzo del pericolo.

Quelli di oggi sfidano bulli, affrontano sbronze e pasticche e si lanciano impavidamente all’attacco del mostro sacro dei teen-ager, la verginità. Un po da rammolliti eh? Eppure siamo noi, nient’altro che noi, che ci sentiamo spaventati da tutto, in primis dalle responsabilità, che viviamo la logica del far meno e del non farci notare. Non me ne vogliano quelli che non si sentono rappresentati da questo quadretto, facciano finta di non aver letto o meglio provino ad identificarsi nella maggior parte di noi generazione perduta, branco di anti-eroi orgogliosi alla ricerca di un nemico. Già, perché dalle storie dei supereroi son scomparsi anche le malvagissime nemesi vecchio stile come Joker, il Goblin, Lex Luthor.

Ora il nemico sembra non esserci più, e senza nemico non si sa più chi combattere, non si sa dove andare. Ma ammesso che abbiamo sacrificato gli ideali guerreschi, siamo anche tra i primi a vivere una cultura diffusa e globale, sia essa accademica o un po’ autodidatta (wikipediana diciamo), i primi a scontrarsi con un’incertezza riguardo al futuro che appare endemica e irrisolvibile. I primi a doversi esprimere fuori dall’ala rassicurante e severa delle ideologie e dei partiti. Se saremo i primi anche a dare un colpo di spugna ad un’eredità che ci appesantisce, o saremo gli ultimi a giocare con le regole del vecchio mondo si vedrà di qui a poco.

L’aria che tira presagisce (o promette?) grossi cambiamenti e tutto sommato, anche se non vorrà dire molto, sapere che perfino gli eroi di oggi ottengono il loro lieto fine è quantomeno consolante.

di Tobia Munari