Resterà

È incredibile come tutto faccia meno paura una volta calata la notte. Quella stanza, così spoglia al suo arrivo, si illuminava con i primi raggi di luna senza il bisogno di disturbare la piccola abat-jour tutta rossa messa su uno scaffale in mezzo ai libri perché altro spazio non ve n’era. La luce, a poco a poco, veniva riflessa un po’ ovunque ma malamente: eppure ciò non la preoccupava, anzi, la rasserenava, la faceva sentire più vicina a un angolo di mondo, il suo, quello a cui bastava poca luce per stare bene. Era questa la caratteristica che ogni sua camera aveva avuto nel tempo, trasloco dopo trasloco. Era l’idea di ricreare un piccolo nascondiglio in ogni nuova città enorme in cui si ritrovava, dove i sogni del momento la trascinavano e lei rimaneva in attesa di capire se quella era la volta buona oppure l’ennesimo tentativo di capirsi, ancora.

E chiederselo, o quanto meno accettare di provare a farlo, era più semplice quando la luce era spenta e il soffitto diventava un qualsiasi soffitto, a volte persino quello di casa, la vera casa, quella che aveva lasciato per il primo sogno e la prima fuga (non) d’amore. Tutto sommato bastava poco: una piccola luce da spegnere, l’album preferito da ascoltare con le cuffie a volume nemmeno troppo alto, quel tanto che bastava per ricreare quell’amato e fin troppo conosciuto rumore di sottofondo, la luce dei lampioni contro le tende della finestra e un’immensità di ricordi nella quale naufragare.

Ehi, sei sveglia?”.

No”.

Volevo solo sapere se tornerai o ripartirai”.

Non lo so”.

Me lo dirai quando lo deciderai?”

Sì”.

Ok”.

Per strada sta passando un’automobile seguita da un’altra e poi un’altra ancora. Il semaforo è rosso, rallentano, e sapere che ha già cominciato a riconoscere tutti questi rumori, a capire lo spazio intorno a sé dal buio della propria stanza, le fa capire che forse, forse, quella è diventata una casa.

E se così fosse, non tornerà né ripartirà.

Resterà.