Una ricetta

Sveglia alle 7, colazione, lavoro, pausa caffè, pranzo, lavoro, cena, letto. Pare essere una ricetta, una ricetta di vita che non ti sei scelto, ma che ti è stata gettata addosso. E la ripeti, ancora e ancora e ancora, anche se sai che le dosi non sono quelle giuste, anche se sai che c’è di meglio, che il gusto dopo un po’ stomaca. Continui a ripeterla perché è pur sempre qualcosa a cui attaccarsi se perdi il treno o se ti muore il pesce rosso.

Ancora e ancora e ancora.

E un giorno perdi il treno ed incazzato sbotti e decidi di comprarti un caffé, ma il caffé è troppo caldo – che si sa, le cose che vanno male portano solo ad altre cose che vanno male – e ti va di traverso e inciampi travolgendo quella che poi diventerà la tua ragazza, oppure ti muore il pesce rosso e per colmare il vuoto di amore compri il cane che abbaia per la fame al canile e gli salvi la vita.

E pensi alla casualità, l’assurda inspiegabilità di tutto ciò che accade nella vita che si tesse ad ogni svolta al semaforo, ad ogni parola solo pensata, ad ogni bicchiere svuotato. Ed è proprio questo, questa assurda ed inspiegabile somma di eventi casuali, che ti fa alzare dal letto la mattina.

E quest’idea è spaventosa e folle, ma si sa che quando un’idea ti comincia a ronzare in mente poi non la si ferma.