Rivoluzione piccola

“Nulla dura, nulla è finito, nulla è perfetto”, questa è una traduzione più o meno corretta del wabi-sabi, una visione del mondo giapponese fondata sulla transitorietà di ciò che è qui in questo momento (il famoso hic et nunc tanto caro agli occidentali). Così è stato per tutte le Meraviglie del mondo antico e sarà per le nuove sette Meraviglie elette nel 2007.

E che famo, ci disperiamo?

No, per niente. Basta cambiare occhi, pardon occhiali. Cambiare l’oggetto per cui provare meraviglia. Anche perché nessuno ha mai detto che per suscitare meraviglia qualcosa debba essere di grandi dimensioni, splendente o costruita dall’uomo.

Pensiamo ai sorrisi, a un tramonto che ci ha preso alla sprovvista, un’alba che ci ha solleticato dopo una notte passata all’aperto. Alla primavera che, testarda, scioglie il ghiaccio dopo ogni inverno. Al fatto che c’è un punto in mezzo al mare dove ci si sposta dal giorno alla notte con un passo. E niente di tutto questo è creato dall’uomo.

Dal momento che siamo antropocentrici e un po’ ce lo possiamo permettere, dai, perché qualcosina di buono in migliaia di anni lo abbiamo combinato, torniamo alle cose fatte dall’uomo. Ma spostiamo il focus, mettiamo qualcos’altro al centro dell’inquadratura. Dopotutto è più facile vedere cose di grandi dimensioni.

Ma cosa possiamo mettere a fuoco? Da dov’è che inizia la rivoluzione? Questa inizia dall’oriente. In Giappone esiste una pratica chiamata kintsugi che letteralmente significa “riparare con l’oro”. No, i nostri amici orientali non sono pazzi, anzi sono anni luce avanti a noi. Questa pratica consiste nell’usare oro, argento liquido o una lacca dorata per riparare oggetti di ceramica usando i metalli preziosi per saldare i cocci tra loro. L’artigiano valorizza la crepa, la fragilità dell’oggetto rendendolo contemporaneamente un pezzo unico e dandogli un nuovo valore.

E la rivoluzione viene di conseguenza. Troviamo le crepe, anche quelle piccolissime e mettiamoci l’oro. Nelle nostre e anche in quelle degli altri. Poi sediamoci e lì davanti, in silenzio, oh, lì sì che possiamo meravigliarci.