Rue Lamarck n°8

Mica avevo fame, te lo giuro.

L’ombra strusciava sui ciottoli di Montmartre: filava contraria alle vetrine che subito scomparivano oltre il mio cono visivo, ancora sonnacchiose. Soltanto Marcel si prendeva la briga di aprire la serranda a quell’ora, fragorosamente.

E io passavo di lì, mon amour, solo per venirti a trovare.

È stato in rue Lamarck che sono stato rapito (al numero 8 di rue Lamarck, XVIII arrondissement, Paris) dalla Chantilly, forse appena preparata. Un profumo penetrante come un canto di sirena ingrigita e galeotta: una bufera avvolgente da cui non ho saputo divincolarmi.

E il diavolo lo sa se non ci ho provato.

Sinuosa, turgida, provocante: in un muto cerimoniale d’ostentazione, quella sfacciata patisserie mi aveva preso in ostaggio. Mi aveva sedotto, mon amour, così forte, che non l’ho più potuta abbandonare.

In un tempo che è sembrato eterno sono stato rapito dall’epifania erotica di tre perverse Saint-Honoré; dai dolci sospiri di cinque fragranti croissant; dal lussurioso oblio di sette madeleine maledette.

E io passavo di lì, mon amour, solo per venirti a trovare.

Ma il mazzo di crisantemi era ormai appassito; il cimitero ormai serrato.