La scrittura cuneiforme

Come riconosciuto dai maggiori studiosi, e come del resto quasi tutti sanno, pare che la nascita della scrittura si crede si debba all’antica civiltà mesopotamica, seppure contemporaneamente, o in altri punti del globo, sia nata autonomamente come forma di comunicazione e soprattutto di memorizzazione. È risaputo che da quel giorno lontano, parliamo dell’anno 3200 a.C. o giù di li, fino al 1455 d.C. (quando Gutenberg stampò la sua famosa Bibbia) si trattò di uno strumento che pochi potevano maneggiare o addirittura comprendere. Eppure, questa tecnologia ha letteralmente scritto la nostra storia, e regola le nostre vite a tutti i livelli. Basta pensare che il primissimo atto alla nascita di un bambino è quello di scrivere il suo nome depositandolo all’Anagrafe.
Ma se in quel giorno lontano dell’anno 3200 a.C. quel tale dal nome impronunciabile, invece di prendere un pezzo d’argilla per imprimerne dei segni, avesse trovato il modo di usare un suono o un odore o addirittura un gusto, che codificato e in seguito decodificato significasse una certa quantità o informazione qualitativa? So che il nostro sistema percettivo si basa prevalentemente sulla vista, ma stiamo parlando di più di 5000 anni or sono. Provate a pensare, per un attimo, se la scrittura non fosse mai esistita, se la nostra vita fosse regolata da un sistema codificato di suoni, gusti o odori.
A quel punto, invece dei libri, avremmo creato dei sapori che ricordano storie e luoghi, oppure firmeremmo col nostro odore, su dei piccoli pezzettini di spugna che ne catturano l’unicità e le peculiarità, rendendolo inconfondibile. Piuttosto che annali storici, ci sarebbero state sinfonie, in cui ogni nota avrebbe nascosto un particolare significato, che ogni uomo sulla terra avrebbe potuto comprendere immediatamente.
La scrittura ha due grossi difetti ed un unico pregio. Il pregio è la semplicità nella riproduzione e conservazione. I due grossi difetti sono uno conseguente all’altro. La scrittura per essere codificata e decifrata ha bisogno di una sovrastruttura astratta (come la matematica) esterna al nostro apparato sensoriale. Un codice inventato che bisogna apprendere prima di poterlo utilizzare. Questo ha reso la scrittura, una tecnologia sconosciuta ai popoli per millenni, che quindi dava dando un potere spropositato a chi potesse controllarla, essendo essa comunque la regolatrice delle vite di tutti.
Ma se in quel giorno lontano dell’anno 3200 a.C. quel tale dal nome impronunciabile, avesse trovato un modo per trasmettere informazioni e conservarle, che si riferisse alla nostra memoria sensoriale e non a un pezzo d’argilla, o un papiro, o qualsiasi altro oggetto esterno a noi? Ora forse conosceremmo la storia a memoria e la canteremmo toccando ogni nota che le nostre corde vocali possono toccare. Forse i pizzaioli sarebbero, più che dei cuochi, dei notai, e per lasciare testamento ai nostri cari andremmo dai pizzaioli, per fare preparare la nostra pizza-testamento. Probabilmente l’arte sarebbe qualcosa di più tattile, come l’arte di un abbraccio, o di fare l’amore. Forse i musei sarebbero stati dei grandi bordelli, dove si sarebbe potuto godere dell’unico vero piacere che non può essere codificato con suoni, odori o sapori. Ma questo non potremo mai saperlo.
Il dDestino non esiste, o forse era il nome impronunciabile di quel tale vissuto più di 5000 anni fa tra i fiumi Tigri ed Eufrate. Siamo noi il destino, l’insieme delle scelte che prendiamo, come i nostri amici mesopotamici, che hanno scelto di usare la scrittura influenzando tutte le nostre vite per migliaia di anni e milioni di generazioni. Noi scegliamo ogni giorno di usare un sms per dire che bella giornata ci sia fuori, piuttosto che un urlo. Scegliamo di firmare una lista ad ogni lezione, piuttosto che essere davvero presenti col nostro odore e col nostro sapore. Prendiamo la decisione, deliberatamente, di credere a quel capitolo sulla storia della guerra del Vietnam o del vicino Medio Oriente piuttosto che andare a sentire le grida che sono conservate nelle pietre delle case rase al suolo o l’odore del terreno ormai arido.
Non vi sto accusando di usare troppo o male la scrittura, io amo scrivere e leggere più di ogni altra cosa. Nemmeno voglio dire che la scrittura sia il male di questa moderna società e ci abbia portato ad un disastroso punto, nel quale non diamo più peso ai nostri sensi o alla nostra umanità. La scrittura ci definisce. Tutti i grandi miti, sono basati sulla scrittura. Ogni religione ha un libro sacro, ed ogni stato ha una costituzione o qualcosa di simile. Solo, si tratta di una scelta, non del nostro destino.
Che cos’è il Destino? Sono le scelte altrui, anche se si riferiscono ad un luogo lontanissimo, in un tempo ancora più lontano, che influenzano le nostre scelte. In una serie infinita di probabilità, nulla è casuale e nemmeno scritto o precedentemente deciso. Ogni piccolo gesto che compiamo ed ogni minuscola azione influenzano la vita dell’universo intero. Non perché siamo uomini, vale per ogni creatura, noi abbiamo solo il piacere di potercene accorgere. Per questo motivo ogni scelta va presa con la delicatezza con cui il vento poggia le foglie a terra ma con la convinzione della picchiata di un’aquila, che agisce per istinto. Non tutte le scelte buone sono scelte giuste e non tutte le scelte brutte sono scelte sbagliate, ma tutte le scelte sono quello che di più importante ci sia al mondo: Il Destino.