Tour de force

É inverno, freddo pungente, sono le 5 del pomeriggio ma è come se fossero le 23. Pedalo in centro città e l’ho finita. Sono senza guanti e ho le mani con fiotti di sangue sgrondante, gli occhi piccoli e le pupille come uno spillo. Pedalo sempre più forte con il fiatone.
Pedalo sempre più forte e la condensa del mio alito putrido si disperde.
L’iPod all’orecchio, pedalo ascoltando Big Brother and the Holding Company – “Combination of the Two”. So che non lo riuscirò a pronunciare mai più. Pedalo e la mia bicicletta emette degli sibilii. Ma eccomi, stazione centrale. Come se in un paese grande come Pompasamciero contasse veramente qualcosa una stazione. Ora che mi ricordo, ho visto proprio in questa stazione pochi giorni fa, un ragazzo che pedalava in maniche corte. Era rosso paonazzo. Mi dissero che si stava abituando al freddo per quando sarebbe partito per la Norvegia. Ah, povero coglione, si prese una broncopolmonite e non partì più.
Comunque sono qui per far qualcosa, ma già mi son dimenticato cosa. Francobolli per la nonna? Sigarette per il padre? Ahn si… droga, marijuana per l’esattezza. Avevo appena finito la mia scorta personale quando pensai “meglio prendersi d’anticipo”. Presi la bici ed eccomi, in stazione centrale del più fottuto paese del mondo, Pompasamciero.
Dovevo solo andare da Asuf, tirare fuori il cinquantone e prendermi i miei 5 grammi. Un gioco da ragazzi. Lo vedo. Mi avvicino. Pago. Non ricevo merce. Mi sento dire: “Amigo, tuo amigo Johnny no dato me soldi di bamba”. Io dissi: “Ho capito”, tanto è inutile star a contestare la parola di uno spacciatore che ha i tuoi soldi, la tua droga e un coltello a serramanico. “Tranquillo, ora vado da Johnny e mi faccio dare i soldi, aspettami qui!”.
Prendo la bici, le mani non le sentivo più. Avevo una sigaretta sull’orecchio, una bestemmia in bocca e un gelone al culo. Cosa non si fa per un po’ di felicità. Arrivo da Johnny, non ricevo soldi e mi sento dire:”Ce li ha el Pardo”. Non parlo. Prendo di nuovo la bici e vado da “el Pardo”. Detto così sembra uno spacciatore spagnolo ma in verità è un veneto puro sangue, o quasi. Italiano comunque. Se ne vedono di spacciatori, ma sono pochi quelli bravi e italiani. Arrivo dal Pardo, bestemmio, trovo lui e due sue amiche che si fanno un bong. Mi aggrego a loro. Metto la mista sul braciere, cambio l’acqua e penso: “Chissà che cazzo di malattie hanno queste due fattone”. Mi siedo, accendo la mista e aspiro lentamente, mentre le bolle si alzano, e il fumo si allarga, tolgo il dito dalla valvola e aspiro a pieni polmoni.
Ok non so cos’è successo. So solo che ho una fattona che mi succhia l’uccello. E un mucchio di soldi in mano. Non faccio a tempo a venirle in bocca che el Pardo mi dice “Bonnie vai a dare sti cazzo de schei, sennò qua la vedo brutta”. Di tutta fretta mi ricompongo, esco, prendo la bici e pedalo. Che cazzo di freddo. Poi vedo una pattuglia della polizia, iniziano a venirmi le paranoie. La polizia svolta e sparisce. Penso che Asuf se ne sia andato. Poi penso che el ga fame de schei quindi presumo sia ancora li. Difatti lo ritrovo nello stesso punto in cui l’ho lasciato. Solo un po’ più infreddolito. Smonto, gli do i soldi e lui sorridendo mi da la ganja. Lo saluto e lui mi dice: “Fa bene andare in biscicleta!”. “Vaffanculo” gli dissi ridendo.

(di Leonardo Bano)