Vicolo Suicidio

Odio il sole che al mattino mi sveglia colpendomi dritto in faccia, pronto come sempre a ricordarmi che una nuova giornata ha inizio. In bocca il sapore di vomito e whiskey a buon mercato. Chi sarò oggi? Lo storpio? Il cieco? Il disoccupato con figli? O forse per oggi può bastare il classico: “vi prego ho fame, mi servono soldi per mangiare”.
Ho davvero fame. Una folata di aria fredda mi strofina le guance, mentre il mal di testa si abbatte su di me come una bestia rabbiosa, e non sembra avere intenzione di lasciarmi in pace fino a quando non si sarà cibato del mio ultimo pensiero. Chissà se qualcuno può considerarla vita questa. Di certo non gli spocchiosi che abitano in centro, troppo impegnati ad allestire le decorazioni di Natale per accorgersi di me. Il vischio sull’uscio, la ghirlanda sul balcone, le luci sul tetto, gli addobbi sull’albero, quelli sì che contano.
Non vedono l’ora che arrivi sera, e che magari scenda la neve, così possono fermarsi a guardare le luci issate sui lampioni che ricordano un cielo stellato.
La gente alza la testa e guardandole si dimentica dei problemi di tutti i giorni. È quasi magico, basta inclinare il capo di qualche grado sopra l’orizzonte per scordarsi di cosa capita sotto il proprio mento. Io la sera torno in questo vicolo sudicio, mi avvolgo nelle coperte e abbandono il mondo dal mio letto di cemento. Casa.

(di Filippo Badenetti)