Ad O., da lontano.

1502 – inverno

Senza alcuna remora, A. chiuse la porta di scatto e fu fuori casa. Gocce leggere che picchiettano sulla fronte. Lontano, nubi vaghe e roghi di sterpaglie. M. la fissava nell’ombra rossastra del crepuscolo. Qualcosa le suggeriva le si fosse dipinto come un ghigno su quel muso ormai contorto ed avvizzito come una foglia secca, consumato dal Diavolo. Sotto il mantello scuro, M. reggeva un fagotto di lana e stoffa logora, dal quale spuntavano un paio di piccole mani e di piccoli piedi.

Fu solo quando giunsero in cima alla montagna che M. si decise finalmente a posare il pargolo, che stringeva avidamente tra le dita legnose, in cima ad una catasta di rami e tronchi, pronti per essere bruciati.

L’elemento del Demonio è l’aria.

Solo un tremulo bagliore di una candela accesa rischiarava l’oscurità.

Il pallido chiarore dell’alba s’infranse di sbieco sul cumulo di ceneri. A., con devota cura, ripescò i resti dell’avvenuta cremazione. M., invece, aveva atteso la rugiada; sussurrando mantra inenarrabili, in una scodella di legno la miscelarono con la cenere e rugiada. Sparsero il composto sulle spighe dei campi. Sulle foglie delle viti. Sulle radici degli alberi, sui teneri fili d’erba appena schiusi.

 Attentare al benessere della società medievale minando la produttività dei campi ed il benestare del bestiame.

Castrare la natura è un compito da streghe. Operare maleficia la loro pratica. La notte la loro salvezza. L’urlo nudo che si propaga nell’aria finché calpestano la terra che muore, il loro soave canto.

«Un certo Johan, mugnaio di Welferdingen, aveva un bimbetto d’un anno che era la sua gioia. Agathe di Pittelingen e Maria di Hoheneck lo sottraggono di nascosto nella dalla culla e lo mettono su una pira eretta su un erto monte detto La Grise. Ne estraggono poi, con cura, le ceneri e le bagnano con rugiada delle spighe di grano e delle erbe, formando una pasta friabile, da spargere sulle viti e sulle piante, in modo da uccidere il fiore e impedire che diano frutto.» (Compendium maleficarum).

Fu solo quando A. si girò verso di me, lanciandomi un’occhiata sfuggente, che mi tornò in mente il motivo per cui mi trovavo lì. Si narrava che solamente spruzzando dell’acqua verso il cielo si fosse in grado di generare una tempesta. E noi, di vento, ne avevamo abbastanza.